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Attualità

L’altra faccia della guerra: intercettazioni e scontri taciuti che smascherano tutta la narrazione

In Ucraina c’è un paese aggredito da tutelare, un paese aggressore da punire“.
Quante volte avete sentito questa frase nell’ultimo anno?
Quante volte. Anche i miei colleghi, persino quelli più in buonafede, addirittura quelli che provavano a far luce sulle responsabilità degli Stati Uniti, della NATO, dei governi in Ucraina nel conflitto in corso.
Bene, hanno dovuto anche loro, ma anche io ho dovuto farlo, iniziare per forza ogni discorso con la premessa: “In Ucraina esiste un paese aggredito e un paese aggressore“.
Basta, è una balla.
È una bugia che noi ora andremo a smentire una volta per sempre, perché noi questa premessa non dobbiamo farla più.

Mi rivolgo ai miei colleghi: è controproducente per far emergere la verità, perché non è vero che in Ucraina esiste un paese aggredito e un paese aggressore. Esistono degli aggressori che si stanno scontrando tra di loro.
In Ucraina c’è stata un’aggressione in piazza a Kiev, in piazza Maidan, nel 2014. Un’aggressione al governo democraticamente eletto. Ci sono stati quasi 100 morti in quell’occasione.
E non è stato Putin, non era lui l’aggressore.
Tant’è vero che esiste una intercettazione telefonica tra il primo ministro estone e l’Alto rappresentante dell’Unione Europea Ashton.
Il ministro estone, appena tornato da Kiev, dice: “Cara mia, ho le prove che chi spara sulla gente in piazza sono dei cecchini e non sono al servizio di Yanukovich“, il presidente che è stato deposto, ma anzi, al contrario, sono cecchini al soldo della nuova coalizione filo europeista e filo occidentale.

Non lo ha detto Putin.
Non lo hanno detto le agenzie di stampa russe.
Lo ha detto il ministro estone, filoeuropeista, filo-NATO e filoccidentale all’Alto rappresentante dell’Unione Europea.
E quei cecchini sono stati intervistati nel 2017 dal giornalista Gian Micalessin.
Il servizio è andato in onda addirittura in Italia su Matrix. E quei cecchini dicono: “Siamo georgiani, siamo uomini, eravamo uomini al servizio del presidente georgiano Saakashvili, detto l’americano“, personaggio che da presidente della Georgia è diventato governatore di Odessa, in Ucraina. Questi sono stati i responsabili dell’aggressione al governo di Kiev nel 2014.
Poi c’è stata una aggressione alla casa dei sindacati di Odessa, in Ucraina, dove sono state bruciate vive 40 persone, manifestanti che si opponevano al nuovo governo filoccidentale per la presenza di ultranazionalisti al governo.

Questi protestavano contro il nuovo governo e sono stati aggrediti e bruciati vivi.
Seconda aggressione dove Putin non c’entra niente.
Poi ci sono state le aggressioni ai filorussi del Donbass, attacchi che hanno scatenato una vera e propria guerra nata nel 2014, come ha appena confessato il capo della NATO Stoltenberg: “La guerra è iniziata nel 2014, quando sono stati gli ucraini ad attaccare i filorussi delle repubbliche separatiste“.
Ci sono stati in quell’occasione circa 14.000 morti dall’una e dall’altra parte, ma in maggioranza erano i filorussi aggrediti nelle repubbliche separatiste del Donbass.

Ricorderete Poroshenko, il presidente dell’Ucraina, che diceva: “I nostri bambini andranno nelle scuole, i loro invece dovranno vivere nelle cantine“. Un’altra aggressione non dovuta a Putin.
E poi c’è stata la reazione e la sua aggressione come risposta alle due precedenti.
Quindi Putin non ha risposto difendendosi, ha risposto aggredendo.
Ha aggredito chi lo aveva attaccato in precedenza.
Tant’è vero che la sua operazione è iniziata proprio nel Donbass per proteggere le popolazioni aggredite.
Dove lo vedete un aggressore e un aggredito?

Io vedo quattro assalti, di cui tre non ad opera di Putin, quindi basta dire che in Ucraina esiste un aggredito da difendere e un aggressore da fermare. In Ucraina ci sono state tre aggressioni che nessuno ha voluto fermare.
Ci sono state popolazioni aggredite che nessuno ha voluto difendere e Putin ha fatto probabilmente quello che può essere considerato un errore. Poi la storia ci dirà: noi prendiamo sempre le distanze dalle aggressioni e dalle guerre, ma le prendiamo perennemente tout court, cioè per tutti. Io prendo le distanze dalla NATO e dagli Stati Uniti che hanno fomentato quegli scontri a Kiev nel 2014, come è emerso dalle intercettazioni telefoniche di Victoria Nuland del Dipartimento di Stato, nulla di inventato quindi, che ha voluto mettere bocca sul nuovo governo, imporre il proprio uomo.

Ed era in piazza a Kiev nel 2014.
C’è stata l’ingerenza dei neonazisti ad Odessa e anche questo è certificato.
Hanno fomentato un cambio di governo, hanno attaccato una intera popolazione per otto anni.
Non mi venite più a dire che c’è un aggredito e un aggressore.
E soprattutto prendiamo sempre le distanze da chi aggredisce dall’uno e dall’altra parte.
Prendiamo le distanze dalla guerra e impariamo a dire che deve finire.
Non è l’Ucraina che deve vincere, non è la Russia che deve perdere: è la guerra che deve finire, che sia chiaro.
Quindi lancio un appello finale ai miei colleghi: smettetela di iniziare i discorsi premettendo che in Ucraina c’è un aggredito e un aggressore. È una balla controproducente per chi vuole fare emergere la verità e per chi vuole tutelare i diritti di tutti i paesi e i popoli aggrediti.

La Matrix europea, la verità dietro i giochi di potere con Francesco Amodeo

Francesco Amodeo

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