Oggi tutti i giornali introducono più o meno nella stessa maniera il tema del tragico naufragio di Crotone, dove più di 60 persone partite dalla Turchia hanno perso la vita.
La Repubblica scrive: “Nessuno ha voluto salvarli” con il commento di Carlo Bonini che dice: “Quando manca la pietà“.
Come se non bastasse, rafforza la dose.
Ora tutti all’attacco: “Una strage di Stato” intitola La Stampa. Le critiche sono forti e feroci come non mai, perché a noi piacciono queste cose, no? Ora, non per difendere il governo, verso il quale facciamo spesso ampie critiche, ma qui è doveroso fare una ricostruzione basata sui fatti di quello che è accaduto.
Altrimenti passa un messaggio sbagliato.
Che nessuno abbia voluto salvare delle vite è una falsità, un’accusa che l’Italia non ha neanche la possibilità di prendersi sinceramente.
Quello che si deve evitare è fare uno spettacolo orrendo in cui puntare subito il dito.
Quello che invece dovremmo fare è chiedere aiuti all’Europa per salvare le persone, che è la priorità.
Se non capiamo perché quella nave è naufragata, non possiamo cercare le soluzioni al problema.
Ci sono dei documenti e delle testimonianze di chi ha seguito dall’inizio questa storia.
Nella notte di sabato questa nave arriva nei pressi delle coste italiane.
Nave partita giovedì dalla Turchia. Perché non arrivare in Grecia?
Ci sono campi di detenzione per i migranti: ovviamente il loro scopo non poteva essere scappare da un campo turco per arrivare in uno greco. Andare a piedi? Tra la Grecia e la Bulgaria ci sono dei muri di numerosi chilometri pagati dall’UE, o comunque ne è stato richiesto il pagamento.
Quindi, mentre parliamo con l’Unione Europea degli aiuti, loro sono impegnati nel discutere se finanziare un muro.
Chiusa parentesi.
La nave arriva quindi presso le coste italiane e non lancia nessun allarme. Questa viene intercettata da un velivolo di Frontex (l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) che ne segnala la presenza alle autorità italiane, con lo scopo di verificare di cosa si tratti.
Oltretutto, Frontex che fa?
Usa uno scanner termico che serve a rilevare le persone a bordo. In questo caso non riesce a rilevare più di due persone: evidente che una nave ONG con 300 persone a bordo tutte in coperta è molto più facile da ispezionare.
Frontex specifica allora alle autorità: “Attenzione: potrebbero esserci più di due persone“.
In questo caso la legge del mare vigente dice che dal 2019 sono previste due misure tecniche.
Se si lancia un SOS scatta una procedura, la SAR: escono le navi della guardia costiera e parte l’operazione di salvataggio.
Se non c’è la richiesta d’aiuto né il sospetto che questa nave sia in difficoltà, parte un’altra operazione.
Le navi di polizia si avvicinano il più possibile alla nave e verificano che non si stia violando alcuna legge.
Sfortunatamente le due vedette della guardia costiera non riescono ad avvicinarsi, date le dure condizioni del mare.
Provano più volte a ripartire e a raggiungere la nave, invano.
Dopodiché della nave non si sa più nulla, ovvero la nave non naufraga in quel momento ma continua a dirigersi verso l’Italia.
Ergo, nessuno ha voluto non salvare le vite, come accusano i giornali.
Nessuno è stato il solito brutto e cattivo della situazione.
Ora l’importante quando si trattano questi temi è capire quali siano le nostre responsabilità che quelle internazionali.