Si è chiusa l’inchiesta di Bergamo sulla gestione della prima ondata Covid: tra i nomi più noti sono indagati l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex Ministro della Salute Roberto Speranza e l’attuale Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. I magistrati hanno indagato sui lockdown, sulle zone rosse a Bergamo e in provincia dove ci sono stati 6000 morti in più rispetto all’anno prima. Ci sono poi altre questioni come il piano pandemico che non era stato aggiornato dal 2006 e che non ci ha permesso di rispondere in modo adeguato all’emergenza. Robert Lingard, esperto di comunicazione approfondisce la questione: “Da quello che emerge dall’inchiesta di Bergamo è una vera e propria Caporetto dell’amministrazione politica e burocratica italiana. C’è da chiedersi se chi governa abbia a cuore la salute dei cittadini e come venga fatta la selezione del personale; parliamo ad esempio alla questione del piano pandemico nella sua accezione più tragicomica che è quella delle autovalutazioni annuali che l’Italia mandava all’OMS“.
Tutte le nazioni devono avere infatti un piano di risposta ad un’eventuale pandemia. Il piano non può essere solo su carta, ma anche messo in pratica, ad esempio addestrando il personale e organizzando le strutture. Per dimostrare questi aggiornamenti le nazioni inviano delle certificazioni annualmente all’OMS e triennalmente all’Europa. 20 giorni prima dello scoppio della pandemia era stata inviata una di queste autovalutazioni, nella quale si garantiva di essere pronti ad un’eventuale emergenza. Ma quindi come finirà questa inchiesta: “Sarà difficile sostenere determinate accuse, quel che però dovrebbe fare adesso la politica è prendersi le proprie responsabilità“