Parliamo di aiuti di Stato, voglio andare a recuperare una battuta di Donald Reagan, che diceva sullo statalismo: “Se qualcosa si muove tassalo, se si muove ancora regolamentalo, se non si muove più sussidialo“. Era una battuta, ovviamente, ma sembra essere diventato il mantra della politica europea in riferimento all’ennesima buffonata dell’Unione Europea sul prelievo degli sprechi alimentari e sui rifiuti elettrici. La proposta, che arriverà probabilmente a settembre e includerà probabilmente un’imposta sulle società nonché qualcosa per guidare, per costringere il comportamento dei consumatori, secondo Johannes Hahn, che è il commissario dell’Unione europea al bilancio, al fine di andare a cambiare l’impatto ambientale.
Ormai è direi d’obbligo fermarsi a chiedersi ma veramente abbiamo bisogno di queste buffonate? Ma veramente verrà fatto un monitoraggio sugli scarti che finiscono nelle pattumiere dei cittadini europei? Ma veramente verrà modificata la data di scadenza dei prodotti? Cioè, nella situazione attuale, fare finta che non stiamo attraversando due anni di pandemia o un anno di guerra e via discorrendo? Veramente questa è la priorità? Ecco, il problema riguarda anche i rifiuti elettrici. E qui le cose si complicano perché da una parte si collega al problema della carenza di componenti elettriche o di metalli e dall’altra va a incidere sul lavoro che stanno facendo i singoli Stati, come l’Italia che con il Piano nazionale di ripresa e resilienza avrebbe messo a disposizione per l’economia circa 2,1 miliardi e dove uno dei progetti in questione è stato dedicato proprio al riciclo dei cosiddetti RAEE, cioè rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, per un valore complessivo di circa 150 milioni di investimento.
Ora voi capite che tutta questa partita del green e dell’energia, ve lo dico perché sto coordinando anche un progetto di ricerca internazionale affidatomi dall’Università Internazionale per la pace delle Nazioni Unite e sede di Roma. Ebbene io penso nel leggere i documenti che ci sia una visione ideologica sul green terribile. Stiamo andando in un mondo nel quale del green si fa una bandiera e non ci si preoccupa del costo sociale di questa bandiera, sulle piccole imprese, sui consumatori, sui cittadini e sui lavoratori. Cioè c’è un approccio ideologico da crociata green per cui alcune cose si devono fare perché “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare come diceva il nostro antico poeta“. Buona economia umanistica.
Malvezzi quotidiani. L’economia umanistica spiegata bene.