Il governo sta lavorando ad una riforma del fisco. Il viceministro dell’Economia con delega al Fisco, Maurizio Leo, conferma l’intenzione del governo di ridurre a tre le aliquote dell’Irpef, facendo anche leva su una revisione delle tax expenditures. Cioè le detrazioni e le deduzioni fiscali. Il condono fiscale per gli evasori sta per trovare spazio nei decreti attuativi di legge delega del riordino fiscale. Verranno così depenalizzate sia le dichiarazioni fiscali infedeli per valore sopra i 150.000€, sia gli omessi versamenti. Al Consiglio dei ministri del 16 marzo, il Governo discute la legge delega sui principi del complesso riordino fiscale, e nel testo del provvedimento, però, non è previsto un riferimento diretto al condono di reati fiscali minori. Così come non ci saranno le tre aliquote invece delle quattro attuali, sul fronte dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. La legge delega indicherà in maniera generica l’introduzione di un patto tra i contribuenti da una parte e lo Stato dall’altra. Inoltre, ci sarà un riferimento al tipo di adesione. Si stabilirà il principio, dunque, che ciò che non si è dichiarato viene restituito e non si correrà il rischio di un processo penale se appunto ciò che non sia dichiarato viene restituito.
Ora, a me preme osservare che in Italia ormai tutta la politica economica è, o una politica fiscale o una invece politica finanziaria. Non esiste più la politica industriale. Io vorrei sentire parlare di sostegno alle imprese, vorrei sentire parlare di leggi per la creazione di posti di lavoro. Vorrei sentir parlare di defiscalizzazione dei contributi delle start up per i primi tre anni di attività. Vorrei sentire parlare di defiscalizzazione degli utili reinvestiti in azienda. Vorrei sentir parlare di sostegno alla cultura d’impresa. Vorrei sentire parlare di sostegno all’imprenditorialità non solo dei giovani, ma anche di tutti coloro che magari avendo perso un posto di lavoro dipendente o precario, provano a fare gli imprenditori. Sarà un mio sogno, naturalmente, ma io credo che uno Stato serio farebbe questo. Noi in Italia abbiamo un deficit culturale. Non abbiamo capito che possiamo rivedere le tasse, possiamo rivedere la finanza. Ma se non rivediamo i fondamenti economici dell’economia industriale, artigianale, commerciale, agricola e di servizi, noi non ne usciremo mai, perché sono le imprese che creano i posti di lavoro.
Malvezzi quotidiani L’economia umanistica spiegata bene.