L’italia vota no alle regole dell’Unione europea sullo stop a diesel e benzina. Diceva un articolo di qualche giorno fa del Sole 24 Ore: “il blocco dal 2035. Il ministro dell’Ambiente Pichetto: voto contrario alla riunione degli ambasciatori in vista del Consiglio. L’esecutivo Meloni punta a dare un segnale simbolico anche senza il veto tedesco“. Insomma, cosa è successo? È slittata la decisione degli Stati sullo stop delle auto, benzina e diesel dal 2035. Il punto all’ordine del giorno è stato rinviato dopo la decisione del governo italiano di votare contro una posizione che rischia di far traballare notevolmente il regolamento europeo. L’italia ritiene che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare nella fase di transizione l’unica via per arrivare alle cosiddette zero emissioni. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali, ha osservato il ministro Gilberto Pichetto. Nonostante l’Italia condivida gli obiettivi di decarbonizzazione, occorre che questi siano perseguiti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa, senza danneggiare l’assetto produttivo e occupazionale, in quanto il cosiddetto EU fuel contribuirà a ridurre le emissioni senza stravolgere il tessuto economico italiano, nonché le tasche dei cittadini.
Il motivo di fondo del Governo Meloni sarebbe quello di dare un segnale simbolico anche senza il veto della Germania, la cui posizione, allo stato attuale, risulterebbe ancora in discussione a Berlino. La questione dovrebbe essere discussa in questi giorni per poi essere successivamente approvata. Sono tanti i dubbi e molti gli indecisi e la posta in gioco è molto alta. Ora, io credo che sullo sfondo ci sia un’altra tematica, quella dei cosiddetti ESG, cioè delle regole environment, social and governance. Ve lo dico perché sto coordinando un lavoro di ricerca di un gruppo di ricerca presso una università e quello che vi posso anticipare è che c’è molta ideologia, soprattutto sui temi ambientali. Ora, io sono preoccupato per il fatto che la governance italiana delle imprese è fatta di piccole, medie e microimprese e un approccio eccessivamente ideologico aprioristico sulle questioni ambientali potrebbe avere degli impatti veramente devastanti su di un mercato, quello delle piccole e medie microimprese, che non ha le strutture organizzative, finanziarie e manageriali per affrontare queste questioni in tempi brevi. Buona economia umanistica.