Ebbene Putin si è concesso una gita.
Una gita un po’ problematica che ha avuto luogo in un posto abbastanza teso in questo momento storico.
“Putin a Mariupol, ira di Kiev” titola in prima pagina il Corriere della Sera.
Qualcuno ha anche girato un video dove il presidente russo arriva in auto, sorridente.
Arriva nel territorio che lui considera già parte della sua patria, si fa un giro della città e promette addirittura costruzione di nuovi quartieri residenziali. Insomma, un modo per dire: “Guardate che siamo arrivati qui. Questa terra è russa, adesso comandiamo noi“.
Ovviamente un fatto che ha suscitato non poche polemiche.
Una scelta un po’ improvvida visti i recenti fatti del Tribunale dell’Aia che nei giorni scorsi ha dichiarato, tramite le parole di Carla Del Ponte, ex procuratrice, di voler mettere le manette a Vladimir Putin appena questo fosse uscito dal territorio della Russia, quella riconosciuta ovviamente. È un tribunale che non è che abbia prodotto grandi risultati nel corso della storia.
Nasce negli anni 90 proprio per la Guerra della Jugoslavia e nasce con l’idea di processare i crimini per genocidio, crimini contro umanità molto, molto gravi.
Un processo per crimini di guerra quello annunciato dal Tribunale Penale Internazionale.
Ed ecco che a seguito di queste dichiarazioni, Putin esce dal suo territorio andando in Ucraina. Nessuno l’ha arrestato.
Quello di cui dobbiamo parlare in questo caso è del metodo di azione e di comunicazione: il fatto fa pensare che arrestare il capo del Cremlino non sia poi così facile. Né si può pensare di dichiararlo così, senza processo.
Insomma questo è un processo politico in cui sostanzialmente si decide già prima la colpevolezza.
Qual è il prodotto di tutto ciò? Ovviamente l’allontanamento persistente dal tavolo delle trattative.
Questa dichiarazione ha il solo ruolo di definire Putin come il nemico assoluto da sconfiggere.
In definitiva, si tratta quindi di un altro calcio al tavolo della diplomazia.
Il problema che il Tribunale dell’Aia non si pone è che gli Stati Uniti non lo riconoscono: non un paese a caso, ma anzi il principale oppositore. Tutto questo quindi fa parte delle grandi propagande opposte, speculari.
Ricordiamo anche come il Capo di Stato Maggiore Congiunto Americano ha dichiarato poc’anzi che nessuno potesse vincere questa guerra.
Il presidente cinese Xi Jinping intanto smentisce un po’ tutte quelle voci sulla disfatta dell’alleanza Russia-Cina.
Una visita a Mosca quella di Jinping che sembrerebbe suggellare l’intesa.
Ovviamente questo porta a riflettere sulla funzione anti americana della Cina.
E quindi vediamo in modo evidente come il mondo si stia polarizzando, portandoci sempre di più verso l’allontanamento dalla diplomazia.