Il fatto che ci dovesse essere un piano pandemico all’inizio e che ci dovesse essere una risposta iniziale di un certo tipo, non vuol dire che allora è stato giusto fare quello che abbiamo visto dopo, che era legittimo fare i fanatici del lockdown (come tanti ne abbiamo visti nel 2020 e oltre).
il punto è che bisognava fare le cose prima proprio per non avere dopo gli alibi che hanno consentito alla politica di rinchiuderci in casa per lunghissimo tempo, basandosi proprio sui morti provocati all’inizio.
Questi decessi furono dovuti a diversi fattori, tra i quali il fatto che non si sapeva come fare, che non si sapeva come gestire gli ospedali, che dal ministero non arrivavano indicazioni. Quei morti sono la base su cui successivamente si è edificato il terrore sanitario con cui le chiusure successive sono state giustificate.
Queste chiusure, virgolettato dello stesso Walter Ricciardi, furono provvedimenti di “cieca disperazione“.
Quel famigerato paziente 1 – che paziente 1 non era – fu individuato proprio perché un’infermiera non rispettò i protocolli facendo quel tampone rivelativo. Se ci fosse stato un piano pandemico funzionante dall’inizio (e abbiamo parlato in lungo e in largo del fatto che così non è stato) la reazione generale sarebbe stata probabilmente molto diversa. Forse un lockdown cittadino, anziché nazionale. Forse una settimana anziché due mesi.
Qualcuno però nicchia. Tenta di sminuire quanto fosse importante. Qualcuno cerca pure di dire che in realtà la questione è irrilevante.
E’ qui che entra in gioco Francesco Zambon, ex funzionario OMS che quelle carenze le aveva denunciate e messe online, ma per sole 20 ore. Dopo il buio.
Niente più avvertimenti sul copia-incolla del vecchio piano italiano che non era stato aggiornato. Lo stato di salute della sanità italiana che Zambon pubblicò il 13 maggio 2020 era sparito dopo neanche un giorno.
“Tanti morti si potevano evitare e l’inchiesta di Bergamo vuole fare chiarezza affinché questo non si ripeta più“, dice Zambon a Francesco Borgonovo. “Sono tranquillo“, ha detto l’ex ministro della Salute Roberto Speranza. Che sapesse delle pressioni del governo italiano per far rimuovere quel rapporto è tutto ancora da dimostrare. Intanto però le domande iniziano a emergere su un periodo decisivo per le sorti dell’Italia (con chiusure relative e crisi economica nera) e del mondo: “Non è certo una posizione comoda quella degli indagati, ma la contronarrazione che è stata fatta in questi anni gridava vendetta. Tra l’altro è una coincidenza strabiliante che proprio oggi, nel giorno in cui vengono resi pubblici i risultati di questa indagine, in Parlamento ci sono le audizioni sull’istituzione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla gestione pandemica“.
E se qualcuno su La Stampa scrive “non processate l’emergenza”, la risposta di Zambon grida vendetta ancora una volta, “perché l’emergenza, per chi si occupa di emergenze, è normalità“.
“Successe tutto perché in quei mesi l’Italia doveva essere presentata come un modello al mondo per motivi politici“.