Anzitutto buon 25 aprile a tutti: che sia un 25 aprile di consapevolezza, dacché occorre sapere che oggi si tratta di un giorno di festa e insieme di lutto. Un giorno di festa, dacché coincide con la fine del nazi fascismo, e dunque non possiamo che festeggiare con gioia questo giorno, ma è altresì un giorno di lutto, dacché coincide con la rioccupazione dell’Italia che ancora persiste a opera delle forze dette impropriamente alleate della civiltà del dollaro. Proprio così, il cosiddetto giorno della liberazione coincise in realtà con un giorno della “rioccupazione”, poiché finì l’orrendo nazifascismo e principiò la nuova occupazione americana, che tuttora persiste e che è provata oltretutto dalla presenza di più di 100 basi militari statunitensi sul territorio italiano, e che è provata, ancor di più, dal fatto che se Washington decide di attaccare la Serbia o di portare guerra in Ucraina, Roma deve eseguire cadavericamente sull’attenti come il soldato al cospetto del sergente.
Questo ci permette di parlare di vera e propria “occupazione atlantista” del nostro territorio.
E ciò in ragione del fatto che non bisogna parlare di alleanza tra l’Italia e gli Stati Uniti, dacché non ve ne sono i presupposti.
L’alleanza, infatti, presupporrebbe un rapporto paritetico, cosa che in realtà non è nel caso specifico, giacché l’Italia non ha nemmeno una base militare sul territorio americano, laddove gli americani ne hanno, come ricordato poc’anzi, più di 100 su quello italiano.
È un 25 aprile particolare quello di quest’anno, del resto, come lo fu quello dell’anno scorso e anche dell’anno precedente.
Nel tempo dell’emergenza pandemica era da un certo punto di vista surreale festeggiare la liberazione e la fine delle restrizioni della dittatura fascista proprio quando si viveva in una nuova forma di limitazione dell’esistenza e di diritti fondamentali, giustificata in nome dell’emergenza permanente.
Col 2022 poi, cambiò registro narrativo e si festeggiò il 25 aprile, difendendo le ragioni dell’Ucraina e quindi, di fatto, dell’imperialismo di Washington e della sua funzione antirussa. Quest’anno si continua su questo stesso registro, se è vero, come è vero, che il 25 aprile sarà strumentalizzato anche oggi in funzione filo ucraina e anti-russa, dove naturalmente per filo ucraina dobbiamo intendere in ultima istanza filo imperialistica, in difesa cioè della guerra imperialistica che per il tramite dell’Ucraina, Washington sta conducendo contro Mosca e prossimamente anche contro Pechino. A questo riguardo non sfuggano le parole che sono state enfatizzate ad arte dall’ordine del discorso giornalistico. Le parole della senatrice Liliana Segre, la quale ha detto, in riferimento al 25 aprile che “cantare Bella Ciao il 25 aprile non può non far pensare a Kiev“. Proprio così.
“Pensare a Kiev“, cioè sostanzialmente pensare alla guerra in Ucraina e quindi una volta di più strumentalizzare il 25 aprile in funzione filo ucraina e quindi filo imperialistica. Che sia dunque un 25 aprile di pensiero critico, anzitutto, questo vuol dire essere veramente liberi.
E poiché il 25 aprile coincide con la festa della Liberazione, proviamo a celebrarla pensando liberamente, nel tempo dell’omologazione di massa e del gregge unificato e omologato di coloro i quali non pensano, ma solo calcolano.
Ecco perché possiamo ben dire che oggi, in realtà, più che di festa, il giorno deve essere di pensiero critico rispetto al nostro presente, sempre più attraversato da contraddizioni che i più tuttavia nemmeno vedono.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro