La tua libertà finisce dove arrivano i signori della Silicon Valley.
La situazione è, per grandi linee, più o meno questa: una testata con concessioni statali, monitorata dall’autorità garante, nel curriculum nessuna sanzione da quest’ultima e un’attività che procede da quasi mezzo secolo. Sullo sfondo una Costituzione che consente la libertà di informare sul suolo italiano. Ma i social network non sono “suolo italiano“, almeno per i loro amministratori. Questo cavillo permetterebbe loro di comportarsi a tutti gli effetti come podestà, come Re Sole dell’informazione: “Lo Stato sono io”. Ed ecco che commentare le ultime chat che hanno imbarazzato l’Aifa sugli effetti avversi dei sieri Covid va fuori dalla legge dei signori della Silicon Valley, che ci fanno sapere essere – in ambito medico – la stessa dell’OMS. Sì, quella stessa OMS che metteva Zambon (ricercatore che aveva avvisato sulle criticità italiane in fatto di sanità) alla porta a metà 2020. Quella stessa OMS che non ha obiettato nulla alle parole di Janine Small in Europarlamento sul fatto che non fossero stati condotti studi circa la capacità dei vaccini Pfizer di inibire i contagi.
Guai però a farlo notare, o la reprimenda è dietro l’angolo. Prevista una punizione di diversa entità.
Economica – Radio Radio registra più di 2 milioni di euro mancanti all’appello – ed editoriale, come accaduto nell’ultima settimana, quando “in seguito alla violazione degli standard della community” il canale sulla piattaforma YouTube viene stoppato in modo coatto e senza processo.
Spariscono dal server video come “Il parere del Premio Nobel Luc Montagnier sui vaccini”, tra i più visti in assoluto e richiestoci perfino da alcune reti televisive mainstream, il commento del Prof. Frajese alle inchieste di Giordano, e perfino gli avvertimenti del dottor Stramezzi sulla vigile attesa e le informazioni sulla terapia domiciliare anti-Covid, i cui farmaci vengono in parte usati tuttora negli ospedali. “Stanno privatizzando l’informazione, il pensiero, la libertà di critica“, obietta Francesco Borgonovo, “e purtroppo qualcuno usa questi social in maniera inconsapevole, mentre un’altra parte, pur consapevole di quello che succede, non dice assolutamente nulla, e questo è pericoloso“.
Ecco perché, ricorda l’editore Fabio Duranti, “stiamo facendo una battaglia con Google e continueremo a darne conto“.
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