Analizziamo l’ormai imminente tracollo del petroldollaro e le scelte dell’Europa che rischiano di radere al suolo il nostro tessuto economico e industriale. Stiamo andando infatti veramente incontro alla deindustrializzazione dell’Europa per tutto quel che abbiamo costruito in questi anni, come Paesi europei sull’altare degli interessi americani in Ucraina. Però mi concentro tantissimo sulla questione del crollo del petroldollaro, perché è un momento epocale. È un momento storico. Il conflitto russo infatti ha accelerato il progetto della Cina, ma anche della Russia di de-dollarizzare il mondo, ponendo lo Yuan come valuta forte per gli scambi internazionali. Le sanzioni imposte dall’occidente alla Russia hanno previsto anche il blocco dello swift, quindi per la piattaforma per gli scambi interbancari. Questo ha dato una spinta decisiva all’utilizzo del sistema equivalente, però in Cina. Ci sono stati anche altri motivi per la Cina per promuovere la propria moneta come valuta di scambio globale.
La seconda cosa, infatti, che ha incentivato proprio questo passaggio, è stata quella di imporre lo Yuan come moneta di scambio per il petrolio. Quindi, secondo quanto riportato dal “Wall Street Journal“, l’Arabia saudita starebbe in trattativa con il governo di Pechino per vendere petrolio alla Cina in Yuan, puntando sempre di più sulla de-dollarizzazione.
Questa veramente una notizia importantissima, perché vuol dire che veramente stiamo vivendo un momento epocale. Se la trattativa con l’Arabia saudita andasse in porto, se si arrivasse ad un accordo tra Cina e Arabia Saudita, crollerebbe il sistema dei pagamenti di petrolio, che, come sapete, va avanti da decenni ed è la vera arma nelle mani degli apparati americani. Infatti, il dollaro è la valuta di riferimento dal ’70. Questo lascerebbe anche la possibilità di veder trattare anche altre materie prime in una valuta diversa da quella americana. Quindi la guerra russo-ucraina ha dato una spinta fortissima alla Cina, che adesso proverà a rubare la scena agli americani in Arabia Saudita.