E’ di un record triste e mesto ciò di cui voglio parlarvi oggi.
Le spese militari nel mondo seguitano a crescere, e per il secondo anno consecutivo raggiungono un record di portata storica.
In sostanza accade che nel 2022 in tutto il mondo la spesa militare è cresciuta del 3,7% rispetto al 2021, anno in cui peraltro già si erano toccati livelli che non conoscevano precedenti. In sostanza, secondo i dati del 2022, le spese militari nel mondo sono giunte a 2240 miliardi di dollari. Avete capito benissimo: 2240 miliardi di dollari investiti, se così vogliamo dire, per la spesa militare.
Si parla appunto di un record storico.
Ci ho pensato un attimo tra me e me e non ho davvero trovato altra risposta possibile.
Può esistere una modalità peggiore di spendere i soldi, specie se si considera che in larga parte si tratta di soldi pubblici, di soldi dei cittadini di tutto il mondo? Credo proprio che se vogliamo dare una risposta franca alla domanda, dobbiamo dire: “No, non esiste modo peggiore di spendere i soldi”.
E questo anche in ragione del fatto che la guerra, di tutte è l’attività umana che meno nobilita la nostra natura.
Aristotele diceva che la nostra natura si realizza nel pensare. Seguendo Aristotele stesso, l’uomo è l’animale avente il logos, lo zoon logon echon. L’uomo e l’animale che ha il logos, intesa come capacità di pensare, di calcolare razionalmente, di dialogare.
Ebbene, l’uomo si distingue per differenzia specifica dagli altri animali proprio in ragione del fatto che è dotato del logos, e dunque della capacità di ragionare parlando. E insieme di parlare ragionando.
Più precisamente, seguendo ancora le orme dello Stagirita, quanto più esercita l’arte del pensare, tanto più l’uomo realizza la propria natura, che è appunto quella di avere il logos.
E quanto più esercita l’arte del pensare, tanto più si avvicina l’uomo alla natura di Dio, poiché, come ci ricorda il libro dodicesimo della Metafisica, Dio altro non fa se non pensare.
Dio, spiega Aristotele, è pensiero di pensiero. E’ pensiero in atto. E’ pensiero allo stato purissimo.
La guerra, per parte sua, è negazione del logos e del dialogo razionale.
La guerra, infatti, rappresenta la sconfitta del logos, dacché al dialogo secondo ragione e alla ragione secondo dialogo, contrappone la cieca violenza del combattimento. La logica disgiuntiva allo stato puro, non io e tu che dialogano e si incontrano, bensì io e tu che guerreggiano in maniera in componibile fino alla distruzione dell’altro, inteso non come soggetto di un dialogo razionale socratico, ma come nemico che deve essere sterminato.
Potremmo anche asserire, senza esagerare, che la guerra è la sconfitta del logos e della filosofia.
La guerra segna il trionfo della ragione, della forza sulla forza della ragione.
Sotto questo riguardo, il record della spesa pubblica per la guerra di cui dicevamo, ma poi anche l’odierna guerra in Ucraina, già di fatto divenuta guerra planetaria, ci segnalano con adamantino profilo che stiamo vivendo senza dubbio nel tempo del “logos evaporato” e del dialogo spezzato. La guerra, peraltro, non è la sola manifestazione di ciò, anche se indubbiamente rappresenta quella più tragica e potenzialmente distruttiva. Ad animare la guerra in Ucraina, per come si sta estrinsecano giorno dopo giorno, è precipuamente la volontà di potenza propria del nichilismo studiato da Nietzsche e poi da Heidegger.
Quella volontà di potenza che tratta l’ente in quanto tale come fondo disponibile, e ne dispone fino ad annientarlo sotto i colpi di una volontà di potenza che ad altro non mira se non a potenziare illimitatamente sé stessa in maniera puramente autoreferenziale e nichilistica.
Senza esagerazioni, la guerra planetaria e la cultura della cancellazione, o cancel culture che dir si voglia, sono manifestazioni diverse del medesimo principio del nichilismo. Quest’ultimo coincide con la pulsione al nulla, con la tentazione della distruzione dell’ente in quanto tale, a tal punto che forse sarebbe giunto ora il momento di cambiare il nome del nostro stesso Occidente, in “Uccidente”, nell’accezione più precisa del termine: uccidere l’ente.
Questa sembra essere la cifra del nichilismo e poi anche dell’Occidente, che sta vivendo sulla propria pelle la presenza dell’ospite più inquietante, come lo chiamava Nietzsche: il nichilismo stesso.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro