La notizia del giorno è che “chiunque aiuterà la Russia, la pagherà cara“. Sono del G7 le parole appena citate.
Parole che nella tesa e controversa situazione bellica tra Russia e Ucraina non possono passare inosservate, soprattutto se rischia di prendere sempre più vita un’altra guerra, da un altro fronte del mondo: quella tra Cina e Taiwan, sulla quale i ministri del G7 non si sono risparmiati di commentare negativamente la posizione cinese. E come prevedibile, la Cina risponde a muso duro: “calunnia e diffamazione“.
“L’Europa deve ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti ed evitare di essere trascinata in uno scontro tra Cina e Stati Uniti su Taiwan“.
Risuonano le parole del presidente francese Macron nell’incontro avvenuto recentemente con Xi Jinping, insieme alla presidente UE von der Leyen. Frasi che esprimevano chiaramente una posizione opposta a quella europea.
“L’uso della forza in Taiwan per cambiare lo status quo è assolutamente inaccettabile” – commentava invece von der Leyen.
E lo stesso approccio, che pare essere quindi discorde a quello di Macron e non solo, sembra essere destinato da tempo alla Russia in primis.
“Quando il presidente Macron dice al presidente Xi che spera che lo aiuti a fare ragionare Putin – ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell – sembra che il presidente cinese non ritenga che Putin abbia perso il senno della ragione bensì che abbia ragione. E molti la pensano come lui, come Lula – il presidente brasiliano – che ha coltivato la stessa ambiguità strategica della Cina“.
Insomma come dice il reporter Giorgio Bianchi, intervenuto in diretta ai nostri microfoni e da anni presente nei territori bellici interessati che da tempo racconta la situazione Ucraina e non solo, sembra quasi che “chiunque voglia ragionare sia tacciato di essere putiniano“. Stesso discorso per chi voglia parlare di “complessità” e di impegno nell’analisi della situazione: più gradita sembra generalmente essere l’opzione che mira ad arrivare alla dicotomia “buono o cattivo”, o, come in questo caso, “buono o pazzo”.
“Occidente sull’orlo di una crisi di nervi”
“Dobbiamo intenderci su cosa è l’Occidente – sottolinea Bianchi – perché noi veniamo definiti ‘Occidente’, cosa che non siamo mai stati.
Dal dopoguerra a oggi abbiamo vissuto in una clamorosa illusione: nell’illusione che l’Occidente, vale a dire gli anglosassoni, fossero i nostri alleati, cosa che non sono mai stati“. E allora ritorna in auge quel vecchio discorso degli Stati Uniti d’Europa, quel continente-paese dove gli stessi interessi sono condivisi da tutti. Peccato che secondo il reporter “l’Europa continentale è ancora diversa rispetto all’Europa mediterranea. Hanno fatto credere alla nostra opinione pubblica, a noi tutti, che gli interessi loro fossero anche i nostri“.
E ad osservare ancora una volta la differenza del punto di vista di Macron da quello UE, sembra che il discorso torni.
“Gli interessi nostri sono quelli della Federazione russa: lì c’è una simbiosi naturale e commerciale.
Loro ci danno l’energia e noi la compriamo. Adesso gli Stati Uniti ne sono diventati esportatori e ce la vendono a prezzo maggiore rispetto a quello russo. Quindi sono diventati ancora più competitors e ancora più scorretti, perché ci impongono delle sanzioni che loro non rispettano, oggettivamente, e che poi si possono anche permettere di mettere.
Perché loro l’energia la producono“.
Cosa succede con Ucraina e Taiwan?
Dal canto del reporter Giorgio Bianchi ci sono delle conseguenze se si adotta un certo approccio: “Se tu spingi la Russia via, è ovvio che la spingi nelle braccia della Cina. La Russia era diventata attrattiva per tutto il pianeta.
Quindi a un certo punto gli statunitensi hanno dovuto rompere questo campo magnetico che stava attirando verso di sé l’Europa.
E l’ha fatto attraverso l’Ucraina. E lo sta facendo con Taiwan, con la Cina.
Vi spiego quello che è plasticamente avvenuto con i due gasdotti – riferendosi all’esplosione dei gasdotti tra Russia ed Europa, i Nord Stream – che sono stati fatti saltare per aria. Quella è una metafora dei tempi contemporanei: il mondo anglosassone ha voluto rompere il cordone ombelicale con l’Oriente“.
Riprendendo le parole di Macron – “l’Europa dovrebbe evitare di essere trascinata in uno scontro” – si comprende che allora bisognerebbe riflettere, con l’Europa che sembra sempre di più allontanarsi dall’opzione della trattativa.
Come dice Fabio Duranti: “Stanno morendo migliaia di persone a ritmo indiavolato, e non si fa nulla per fermarla?
Non fai nulla per aprire un negoziato?“
Ascolta l’intervento integrale con Giorgio Bianchi e Fabio Duranti in diretta a “Un Giorno Speciale“.