Ho dedicato diversi articoli alla questione delle proteste scoppiate in Israele.
Ho approfondito la figura del premier Netanyahu, concentrandomi ovviamente sui suoi strettissimi rapporti con gli Stati Uniti.
Sappiamo che Netanyahu ha studiato per tanti anni proprio in America, dove si è laureato.
Poi ha lavorato alle ambasciate a Washington, poi ha lavorato come ambasciatore all’ONU, quindi diciamo una persona molto interna a quelli che vengono definiti gli apparati americani. Ho poi spiegato le ragioni della protesta contro la scelta del governo e del premier israeliano di riformare la giustizia, togliendo potere alla Corte per metterla nelle mani del governo stesso.
Quindi una riforma del sistema giudiziario che darebbe al Parlamento israeliano maggior potere decisionale sulle riforme.
Al momento, invece, il sistema definito di “checks and balances” permette alla Corte Suprema israeliana di ribaltare le scelte del Parlamento qualora dovesse ritenere opportuno che una legge non debba passare.
Ciò invece non sarebbe più possibile nel caso di approvazione di questa riforma del sistema giudiziario, in quanto al Governo basterebbe una maggioranza semplice, che tra l’altro, al momento, per il governo israeliano attuale è più che raggiungibile, per sovvertire qualsiasi opzione di modifica per mano della Corte. A quel punto è l’esecutivo, il Parlamento, che ha potere decisionale su quelle che sono le decisioni della Corte.
Gli altri due punti previsti invece dalla riforma sono sempre molto controversi, quindi sono oggetto delle proteste di centinaia di migliaia di israeliani. Il primo è quello che toglierebbe alla Corte il potere di controllare e rivedere la legalità delle cosiddette “leggi fondamentali” ossia quei provvedimenti che equivalgono alla costituzione del Paese che come sappiamo non ha una vera e propria Costituzione, ma queste famose “leggi fondamentali”. Verrebbe tolta alla Corte la possibilità di controllare e rivedere queste queste leggi.
E il secondo punto è quello che va a intaccare il sistema di nomina dei magistrati della Corte che finora sono stati assegnati alle loro posizioni da un insieme di giudici già eletti e anche da politici, in maniera però del tutto indipendente rispetto al Governo.
Invece si vuole andare a toccare proprio questo punto.
E quindi l’opposizione a questa riforma paventa il rischio di svuotare le prerogative della Corte Suprema, al momento, libera dal potere politico. Le manifestazioni continuano ad oltranza, nonostante il premier Netanyahu abbia bloccato l’iter della riforma e lo abbia rimandato. Ma a quanto pare i manifestanti israeliani hanno ben capito che il premier israeliano sta soltanto prendendo tempo per far scemare la protesta, e che non ha assolutamente intenzione di fermare realmente questa riforma.
I manifestanti, a loro volta, non hanno intenzione di fermarsi.
La Matrix Europea. La verità dietro i giochi di potere con Francesco Amodeo.