Apprendiamo da Ansa, ma la notizia si trova su molti altri quotidiani, che è stato dichiarato lo stato di emergenza in Italia in relazione alla situazione legata ai migranti. Proprio così: stato d’emergenza.
L’Italia, si legge, vivrà nello stato di emergenza in questione per ben sei mesi.
Lo stato di emergenza è sostenuto altresì da un primo finanziamento di 5 milioni di euro che, nemmeno a dirlo, si sarebbero potuti destinare al sostegno di politiche sociali o, come usava dire un tempo, welfaristiche, che a sostegno della popolazione italiana, segnatamente a sostegno delle fasce più deboli, delle classi lavoratrici, di coloro i quali stanno più scontando sulla loro carne viva le conseguenze esiziali e sciagurate della globalizzazione che io da tempo ho proposto di ribattezzare “glebalizzazione”, con ciò alludendo alle drammatiche conseguenze che essa determina sui lavoratori, sui ceti medi e sulle fasce più deboli.
“Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ben consapevoli” – ha detto Musumeci – “della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300%“.
Queste le parole di Musumeci il presidente della Regione Sicilia che è come sapete la terra su cui più l’immigrazione di massa va a impattare in Italia. Mi siano allora consentite due considerazioni soltanto necessariamente impressionistiche, ma che spero gioveranno a un diverso e migliore inquadramento dell’accaduto.
In primo luogo, il governo della destra bluette neoliberale si rivela una volta di più un governo di incapaci.
Oserei dire la continuazione peggiorativa del già orrendo governo dell’euroinomane Mario Draghi.
Dicevano che avrebbero contrastato l’immigrazione di massa, ricorderete anzi un punto fermo del loro programma, sempre più disatteso.
E invece con loro al Governo, come ben avete visto, l’immigrazione di massa aumenta di più.
Il governo della destra bluette neoliberale va a destinare i fondi dello Stato italiano esattamente in questa direzione, non certo a beneficio delle classi più deboli e dei lavoratori.
Seconda considerazione che desidero svolgere in maniera impressionistica è la seguente: torna una volta di più lo stato d’emergenza.
Dopo due anni e più di stato di emergenza terapeutico, ci troviamo ora repentinamente nello stato d’emergenza migratorio.
Ciò rende chiaro, per chi ancora non l’avesse inteso, come l’emergenza sia a tutti gli effetti il principale metodo di governo neoliberale.
Ciò su cui bene ha insistito Giorgio Agamben quando ha scritto che lo stato d’eccezione diviene di fatto uno stato d’emergenza permanente che permette all’ordine neoliberale di governare mediante l’emergenza nell’emergenza e utilizzando i paradigmi stessi di questa. Il neoliberismo impiega l’allarme, aggiungiamo noi, come arte “governamentale”, per dirla con Foucault, dacché l’emergenza rende possibile fare ciò che senza la stessa sarebbe più arduo, quando non impossibile, fare.
Per questa cagione emergenza e neoliberismo si rovesciano dialetticamente l’una nell’altro.
L’emergenza non può finire, dacché essa coincide sempre più palesemente con il liberismo in quanto tale, che diviene, per dirla ancora con Foucault, il “vivere pericolosamente” utilizzando l’emergenza stessa come arte governamentale, aggirando i parlamenti e imponendo l’autoritarismo dichiarato in nome dell’emergenza, imponendo il dogma del terrorismo alternative esso stesso giustificato in nome dell’emergenza.
Ecco perché l’emergenza è davvero il cuore del progetto neoliberale.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro