Una fitta e paziente tessitura di passaggi, reiterata anche perché per lunghi tratti di gara improduttiva: Tonali e compagni hanno avvolto l’Empoli senza riuscire a stanarlo, senza rompere il “guscio” degli uomini di Zanetti.
La spinta di San Siro, nel frattempo, non si è abbassata di un solo decibel.
Per quanto riguarda l’Empoli, intasare strategicamente ogni linea di passaggio milanista e correre sempre in modo strategico non equivale esattamente a collocare il proverbiale pullman davanti alla porta di Perisan.
Ultimi 20’ a tutta, per il Milan, con Pioli che cala nella contesa Leao e Giroud in luogo di Rebic e di un Origi sonoramente fischiato.
Faticoso il gioco perché affaticato il Milan? Può essere, ma è maggiore la sensazione che il peso del Quarto di finale di Champions in via di avvicinamento abbia cominciato a sottrarre ai rossoneri una certa percentuale di risorse mentali.
Il palo colpito da Florenzi al minuto 76 sembra già il segnale di una serata il cui destino è di non vedere alcun lampeggiamento sui tabelloni di San Siro. Più che altro, a parte alcuni tentativi di serpentine a pelo d’erba di un Saelemaekers in via di ritrovamento, l’Empoli gestisce la pressione milanista, perché Luperto e compagni non sembrano andare mai in affanno. La compattezza dei toscani paga, a livello di atteggiamento, anche perché quando il Milan trova lo spiraglio i riflessi di Perisan chiudono la porta, letteralmente.
Minuto 89: c’è il gol del Milan? No, perché Giroud va a braccio, ma non è un’improvvisazione, è la ovvia sentenza della VAR.
Alla fine, dopo sette minuti di recupero, l’Empoli la chiude raccolto a grappolo attorno a uno zero a zero che risuona mesto come un “mea culpa”.
Paolo Marcacci