Il 25 aprile è una giornata che nel nostro paese ha un valore simbolico, ma che spesso ha creato polemiche e divisioni, a volte pretestuose, all’interno della politica nostrana. In campagna elettorale, prima della salita al governo di Giorgia Meloni, la sinistra in particolare del Partito Democratico aveva più volte annunciato il rischio fascismo nel caso in cui la destra avesse vinto. Questa polemica ha continuato nei mesi successivi a seguito di alcune dichiarazioni di esponenti del governo poco avvezzi alla comunicazione istituzionale. Per parlare di queste tematiche e commentare la lettera che la Premier Meloni ha inviato al Corriere Della Sera, Francesco Borgonovo ha intervistato il giornalista ed ex presidente della RAI Marcello Foa:
“L’ho trovata scritta molto bene, equilibrata, un modo per stemperare le polemiche anche se credo che non basterà. Io credo che pensare che in Italia ci siano ancora dei fascisti, soprattutto al governo, oggi sia un’eresia e oggettivamente chi possa credere che qualcuno possa sognare il ritorno di un Mussolini, mi sembra una follia in assoluto. Giustamente Giorgia Meloni ricorda quelli che sono stati alcuni capisaldi della Costituzione e soprattutto ricorda come il fascismo è stata una scusa per tanti anni e lo è ancora oggi per dividere il mondo in 2, tra chi ha una legittimità di opinione e chi invece appena esce dal mainstream viene subito tacciato come fascista, complottista, Putiniano, qualunque cosa pur di escludere le voci scomode. Lei si è tolta così questo sassolino, ha ricordato giustamente il fatto che sulle foibe la sinistra ogni tanto commemora ma non c’è lo stesso trasporto. Ha lanciato un messaggio per dire che riconosce che non c’è alcun tipo di nostalgia però forse sarebbe anche il caso che la sinistra faccia un po’ di autocritica“.
C’è poi un ribaltamento dei ruoli dice Foa, ovvero quelli che erano i rivoluzionari degli anni 60-70 sono arrivati al potere instaurando un sistema che esclude chiunque la pensi diversamente da loro:
“La cosa molto interessante di questo tipo di approccio è che non è spontaneo. Dagli studi che ho fatto, risulta che un certo tipo di impostazione, di controllo del pensiero, di tecniche di destabilizzazione della società sono state elaborate dal KGB durante la Guerra Fredda già da Stalin nei primissimi anni della Seconda Guerra mondiale. Questo approccio riflette ancora oggi le logiche del 68, dei vecchi collettivi studenteschi dove se tu non appartenevi a un certo tipo di schieramento politico, nelle università, ti picchiavano o estromettevano. Sono lo stesso tipo di persone, lo stesso tipo di approccio culturale che vale oggi a livello di mainstream, cioè quelli che un tempo erano rivoluzionari o oggi sono i custodi del mainstream usano le stesse tecniche di allora. Per cui oggi noi viviamo in un contesto in cui c’è chi si arroga il diritto di dare patenti di legittimità democratica, ideologica, di autenticità, di pensiero senza mai rimettersi in discussione“.