Il 25 aprile. La festa della Liberazione dal fascismo. Più generalmente, la giornata della Liberazione.
Un ambiente che mai si è riservato di festeggiare l’occasione nella generale tranquillità.
Una polarizzazione quella tra gli italiani evidente, dimostrata da sondaggi, come quello del SWB: “Il 45%, dunque quasi la metà della popolazione, dice che ‘la lettura storica del periodo fascista è condizionata dalla sinistra“.
E dimostrata da dichiarazioni pubbliche come quelle di Schlein: “Che la Meloni si dichiari antifascista“.
O ancora, strette di mano mancate, come quella tra il Presidente Anpi, il rifiutatore e Vittorio Sgarbi, il rifiutato.
Da che nasce la continua polemica? Dalla questione irrisolta sul fascismo.
Per risolvere una controversia, si usava nella filosofia classica chiedere la definizione della parola concernente l’argomento.
Si sapeva enunciare la definizione? Allora si poteva cominciare a ragionare, a discutere civilmente per arrivare ad un risultato.
Con la stessa intenzione, ci racconta cos’è stato il fascismo, e quali potrebbero essere le sue odierne analogie, il professore Alessandro Meluzzi.
“Che cos’è il fascismo? Intanto direi che ci sono due fascismi“
“C’è un fascismo con la f maiuscola e c’è un fascismo con la f minuscola” – spiega Meluzzi.
“Il fascismo con la maiuscola, nome proprio, sostantivo proprio, quindi con una connotazione storica, è un movimento che nasce a cavallo prima, dopo e durante, e soprattutto dopo, la Prima Guerra Mondiale.
È un movimento storico che ha degli antesignani simbolici nei fasci repubblicani, anche dentro i documenti della Dichiarazione dei diritti dell’uomo della Rivoluzione Francese. Il movimento dei fasci siciliani, molto prima del fascismo.
L’avvento del fascismo fu questo: fu una presa di potere da parte di settori degli agrari, degli industriali del nord, dei segmenti del latifondismo agricolo del sud, dello schiacciamento, degli errori, anche gravissimi, fatti dalle case del popolo e dai sindacati.
Il fascismo con la f minuscola, invece è un nome comune, non è un nome proprio.
E’ un nome che ha a che vedere con un atteggiamento antropologico, psicologico, giuridico, che significa negazione della libertà. Repressione, negazione della sua volontà. Distruzione dei diritti costituzionali, dell’intangibilità del corpo, della mente, dell’anima.
Oppressione, pensiero totalitario, pervasivo. Impossibilità di un vero pluralismo, delle idee e dei linguaggi.
Impossibilità di autonomia locale e personale e di qualsiasi modello basato sulla sussidiarietà federativa, cioè sulla possibilità delle persone di auto organizzarsi autonomamente, di autodeterminarsi monopolio, dei mezzi di informazione.
Oppressione dei mezzi di informazione all’opposizione. Controllo paramilitare o tecnologico del territorio.
Ma questo con la f minuscola, come ben si vede, non è morto nel 1945, ma direi che è vivo e vivissimo.
E lo abbiamo visto in azione al suo massimo grado durante i periodi del lockdown e poi della lotta al complottismo e al negazionismo contro il totalitarismo virale, contro la dittatura nazi-sanitaria“.