“Depenalizzeremo la responsabilità medica, tranne che per il dolo“. E ci mancherebbe altro, anche se già solo queste parole del Ministro Schillaci sollevano un polverone sulla questione della medicina difensiva.
A detta del Governo questo farebbe risparmiare su visite ed esami considerati surplus, ma ugualmente effettuati dai medici per non incorrere in contenziosi legali. Attenzioni che, come riporta Il Sole 24 Ore, costerebbero allo Stato 10 miliardi di euro l’anno. Un modus operandi effettuato in soli altri due Stati: Polonia e Messico. Ma siamo sicuri che quello che consideriamo un eccesso di attenzioni sia così inutile?
Già perché dopo anni di tagli alla sanità quella che può sembrare una manovra buona e giusta, può diventare l’ennesima parsimonia che costa cara a tutti.
La Sanità pubblica ha già le sue numerose lacune così com’è, anche in fatto di malasanità (come vi raccontiamo ogni settimana): abbiamo visto di tutto, tra pazienti lasciati mesi in barella e ricorsi davanti ad appurati errori costati la salute – quando non la vita – a chi ci è andato di mezzo.
“Un recente studio Eurispes ha rilevato che nel solo tribunale di Roma oltre il 70% delle cause in sede penale si conclude con l’assoluzione non comportando il coinvolgimento dei medici”, ha detto il segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti.
Parlare di numeri davanti alla vita delle persone può tuttavia presentare un conto salatissimo per quel 30% di invisibili: “Non sarà che il problema è che i medici di base sono molti meno e non riescono a intercettare il proprio assistito tra i tanti che ha?“
L’obiezione del direttore Ilario Di Giovambattista riguarda l’esperienza diretta di molti italiani: “Io non so chi sia il mio medico di base, non lo conosco. Io mando la mail, lui mi fa la ricetta, vado in farmacia. Questo è oggi il medico di base“.
Il dubbio che bisognerà sciogliere nei prossimi giorni lo pone il Prof. Enrico Michetti: “Quindi il paziente può morire per responsabilità colposa?“
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