Torna l’austerità, tagli selvaggi dal 2024: il prospetto da incubo sul ritorno dell’avanzo primario

Il Documento di Economia e finanza del 2023 all’esame del Parlamento italiano, prospetta una netta correzione dei conti per i prossimi anni, che contiene una novità parziale, cioè conferma il ritorno del cosiddetto avanzo primario dal 2024 e lo conduce nel 2026 a un livello che ha circa il 2% del PIL, circa 45 miliardi che non si vedeva dal 2012. Che cos’è l’avanzo primario?
L’avanzo primario è quando uno Stato tassa di più di quello che spende. Punto.
L’avanzo primario è quando le entrate dello Stato, prima della componente per interessi, è superiore alle spese dello Stato per la pubblica amministrazione. Cosa vuol dire?

Vuol dire che andiamo in un periodo nel quale, come io avevo profetizzato, come io avevo avvisato, come io avevo detto, puntualmente si sta verificando che ritorneremo a sentire parlare di: taglio della spesa pubblica, rigore dei conti pubblici.
Il che vuol dire, tradotto: tagliare le pensioni, tagliare la sanità, tagliare gli ospedali, gli enti pubblici e i servizi ai cittadini.
Perché è l’unico modo per farlo dal lato della spesa, dall’altro dal lato delle imprese e delle famiglie aumentare le tasse. Punto.
Quindi quando qualcuno mi chiedeva: “Ma cosa succederà se vince la Meloni?“, io dissi: “Niente“.
Ora, qui non è questione di essere pro o contro quel partito.

Il punto è che ci saranno questi problemi finché non ci sarà uno statista italiano che dice che questo modo di fare non va bene perché stiamo massacrando la società, non il bilancio pubblico: la società italiana.
Più chiaro di così io non so come parlare.

Tra l’altro nei prossimi giorni è in uscita anche il mio nuovo libro che si chiama “Perché l’amore sconfiggerà i mercati” che potete già tra l’altro prenotare sul sito “Edizioni, il punto d’incontro” che è una casa editrice.
Vado avanti però a darvi le notizie: il nuovo programma di finanza pubblica quindi spenderà tutta una serie di interessi sul debito, non vi do i dati statistici perché non vi voglio annoiare. Significa che statisticamente il costo delle cedole dei BTP, dicono giornali economici, vale 1398 circa euro per ogni italiano, compreso i neonati.
Insomma, la spesa italiana per interessi non conosce rivali né tra i confini europei né tra i confini statunitensi.

La responsabilità – si preoccupa di dire l’articolo – non ricade sul Governo Meloni“. Ah no?
Ma lo sappiamo benissimo che lo stock del debito l’hanno procurato i governi dei decenni precedenti.
Ma io vorrei vedere un segnale di discontinuità.
Io vorrei sentire prima o poi un politico che dica che così non si può andare avanti.
Io vorrei sentire un politico che prima o poi si preoccupi non soltanto di mettere il sedere su di una sedia rossa, ma anche di chiedersi come fanno ad andare avanti quei milioni di italiani che in questo momento rovistano nei cassonetti. Dico male?

Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi