Nel 2024 ci saranno le tanto attese elezioni statunitensi. Elezioni che in vista della guerra in Ucraina sono chiaramente un punto non poco rilevante. E all’avvinarsi di queste, arriva la notizia che Trump è in stato di “under arrest“.
Sarebbe quindi sotto arresto l’ex presidente degli USA, Donald J. Trump, accusato di “cospirazione” nelle elezioni del 2016, e di aver comprato il silenzio di due donne in particolare: l’ex Playboy Karen McDougal e la pornostar Stormy Daniels.
Il tycoon dal canto suo, direttamente da Mar-a-Lago in Florida, ha dichiarato che “l’unico crimine che ho commesso è stato difendere l’America da chi la vuole distruggere. L’inchiesta della procura di Atlanta è un caso falso per interferire nelle elezioni del 2024, dovrebbe essere archiviata subito“. Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità ha chiesto delucidazioni al giornalista Stefano Graziosi.
“L’impianto accusatorio è vecchio – spiega Graziosi – “viene dal 2018 e già la procura federale, non quella distrettuale, di New York l’aveva fondamentalmente archiviata nel 2019. Ed è un caso talmente debole che lo stesso procuratore attuale, Alvin Bragg, pochi mesi fa non era anche intenzionato a portarlo avanti. Il punto essenzialmente qual è?
Lui dice: ‘Trump ha falsificato questi documenti aziendali’, il che è un reato minore nella legge per la legge dello stato di New York.
Ma il crimine più grave nascerebbe dal fatto che lui avrebbe violato le normative sui finanziamenti elettorali.
Peccato che, primo: queste normative sono molto oscure e quindi costruire un caso su questo è scivoloso.
Secondo: c’è questo precedente storico del 2012“.
“Sarà ciò su cui il team di Trump farà affidamento”
“Nel 2012 l’allora candidato presidenziale democratico, John Edwards, fu accusato di aver usato indebitamente fondi elettorali la sua campagna elettorale e per mascherare e nascondere una relazione extraconiugale che aveva avuto. La giuria non riuscì ad arrivare a nessun verdetto perché si staccò, non riuscendo a dimostrare in modo irrefutabile, che Edwards avesse usato quei fondi per tutelare la sua campagna elettorale non magari per tutelare la privacy della sua famiglia.
Il team legale di Trump ha già detto dei giorni scorsi che userà questo precedente“.
Un attacco politico?
“Non è mai successo nella storia americana – spiega Graziosi – che un presidente venisse incriminato.
Nel momento in cui avviene questo, mi aspetterei che ci sia un caso solido e ci sia la cosiddetta ‘smoking gun‘, la pistola fumante. E non c’è né un caso solido né la smoking gun. E lo dice stamattina una testata americana come The Hill, che non è certo diciamo filo trumpista.
In più, il procuratore, per carità lo sappiamo è legittimo, appartiene al partito democratico.
E poche ore fa il Daily Mail ha rivelato che la figlia del giudice Merchan, quello davanti a cui si è presentato ieri Trump – e aggiungiamo, lo stesso che ha condannato il gennaio scorso la Trump Organization – ha lavorato nello staff elettorale di Kamala Harris nel 2020. Quindi qualche domanda uno se la pone, ecco“.
“Cospirazione”?
“Quello che è sbagliato – vuole concludere il giornalista de La Verità – è che ho letto oggi su La Stampa: ‘Trump il cospiratore’.
Dire Trump ‘il cospiratore’ perché è stato accusato di ‘conspiracy‘ è una cosa molto fuorviante, perché ‘conspiracy’ nel diritto penale americano vuol dire quando tu ti metti d’accordo con qualcuno per violare una legge, tipo associazione per delinquere, quindi non sovversiva come si vuole invece intendere. Un lettore italiano che giustamente magari non conosce il diritto legale americano, pensa che sia stato incriminato per golpismo. E questo non è vero“.