Nel tempo della falsità universale diventa un gesto rivoluzionario dire la verità e ribadire l’ovvio.
Anche l’ovvio vuole la sua parte, rovesciando un noto proverbio. Nel tempo della falsità universale l’ordine del discorso produce continue menzogne che tuttavia, ribadite all’infinito con effetto ipnotico, vengono accettate inerzialmente come se fossero la verità, con l’ovvia conseguenza che tutti ci troviamo proiettati in un contesto analogo a quello descritto da Platone con l’immagine dell’antro caliginoso umbratile. Dovete immaginare servi dell’antro che non sanno di essere prigionieri dell’antro e delle tenebre, e che di più sono disposti, complici le prestazioni dell’ideologia dominante, a combattere contro gli eventuali liberatori che volessero trarli fuori dall’ombra.
Una scena perfetta che a 2000 anni da Platone, continua a gettar luce sulla odierna situazione degli ottenebrati dell’antro della caverna globale. A questo riguardo, grazie alla macchina della propaganda, viene fatto credere agli europei che il popolo russo sia un nostro nemico, che occorra prendere le distanze dalla Russia sotto ogni profilo, non solo dal suo popolo, ma financo dagli spiriti magni della tradizione russa. Siano essi Dostoevskij o Soloviev. Occorre allora ribadire l’ovvio come dicevo: il popolo russo non è nostro nemico.
In questi tempi di falsità universale è una necessità fondamentale ribadire questa ovvia banalità.
Stanno provando a farci credere che i russi sono i nostri nemici in quanto tali. Una follia allo stato puro.
Hanno provato financo, come ricordavo, a censurare Dostoevskij.
Dobbiamo ribadire con forza che il popolo russo, come del resto il popolo ucraino, non è nostro nemico.
Il nemico, semmai, è chi mette i popoli gli uni contro gli altri.
Il nemico è il potere tecno capitalistico nella sua forma dell’imperialismo che di fatto pretende di imporre se stesso come civiltà e democrazia. E per ciò stesso non tollera che vi siano stati nazioni e popoli non subalterni all’imperialismo del tecno capitalismo.
Per questo occorre oggi lottare contro l’imperialismo e la sua reductio ad unum, favorendo un processo di multi polarizzazione del mondo. E questo di modo che il mondo torni a essere una pluralità di stati e di nazioni, di lingua e di tradizioni, contrastando dunque la reductio ad unum su cui la globalizzazione americano centrica si fonda.
La globalizzazione, giova rammemorare, è ideologia del medesimo: vuole vedere ovunque consumatori sradicati, apolidi, senza culture, senza identità.
Per questo occorre valorizzare le culture, il plurale è d’obbligo. Occorre valorizzare le identità.
Occorre valorizzare il socialismo della vita quotidiana, quei vincoli familiari, amicali e comunitari che resistono all’onni mercificazione connessa ai processi della omologazione planetaria detta pudicamente “globalizzazione”. Ciò che potremmo meglio ancora intendere come globalizzazione, ossia riduzione del popolo a una massa di lavoratori sempre più privati di tutto.
Ciò che potremmo ancora meglio intendere come anglobalizzazione, ossia come riduzione del mondo intero a una pluralità di atomi che parlano l’inglese dei mercati, il “globish“. Ciò che potremmo ancora intendere come in globalizzazione, vale a dire come sussunzione del mondo intero sotto l’imperialismo della forma merce della tecnica capitalistica.
RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano, con Diego Fusaro