E’ paradossale che abbiamo sentito per una settimana delle grandi frasi a effetto sulla casa.
“Bisogna che questi studenti abbiano il diritto alla casa, il diritto a stare in un posto bello“: per carità, è giusto che si viva in condizioni dignitose. Ma chi fa questo discorso viene da quello stesso mondo, quella stessa cultura che per anni la casa l’ha combattuta.
La casa come simbolo, come concetto, si intende. Sono quelli che ci hanno detto che “bisognava girare dappertutto.
Era meglio spostarsi, era meglio avere la mobilità. Era meglio avere un po’ di precarietà.
Il lavoratore deve essere flessibile“.
Spesso hanno detto che “la casa in fondo non è una bella cosa perché non aiuta il mercato“.
L’Economist fece una una apertura di giornale copertina su questo.
Se la presero coi proprietari di casa e quelli che si ostinavano ad avere la casa di proprietà: non muovevano il mercato.
La casa, come simbolo di patria e famiglia, l’hanno sempre combattuta con tutte le loro forze.
E allora hanno costruito un mondo che si sviluppa in un certo modo.
Case sempre più piccole e gente che mangia fuori.
L’inverno demografico: perché poi se non hai figli non hai neanche bisogno di una casa enorme.
Tutto questo spaventa: ci siamo concentrati su una piccola parte del problema che è quello degli affitti per gli universitari quando se gli stipendi fossero più alti uno non avrebbe problema a pagarsi una casa, magari anche un po’ più dignitosa.
Cosa dovrebbe dire allora un pendolare che arriva tutti i giorni da fuori città con treni che ritardano, condizioni igieniche o di sicurezza veramente discutibili?
Oggi sui giornali si dice che “hanno ottenuto qualcosa” e che in realtà si trattava di fondi già previsti dal 2022: 600 milioni di euro.
Ieri anche il ministro Bernini aveva già detto: “Abbiamo preparato un miliardo per questi giovani“.
In realtà poi sono soldi per investimenti nei posti letto. Saranno insomma individuati: sarebbe già in corso l’individuazione dei privati.
Alla fine si dovrebbe arrivare ad avere qualcosa tipo 50 mila posti letto.
Peraltro oggi si torna a parlare di lavoro, perché i temi sono questi.
E mi fa piacere che finalmente si sia riscoperto questo tema dopo un generale abbandono dello stesso per 3 anni, dopo l’aver partecipato alla distruzione del mondo del lavoro, la precarizzazione.
“Il Governo attacca la Costituzione“. Di nuovo sembra che stiamo sotto un regime terribile, no?
“Il Governo attacca la Costituzione” perché vuol fare il presidenzialismo.
Però il tema centrale, più che quello delle riforme, sembra proprio quello del lavoro.
Dare qualche soldino in busta paga in più e dopodiché sarebbe utile magari anche mettere un pochino più la testa.
Sì perché poi arriva l’altra notizia del giorno: “Zelensky dal Papa, il viaggio per la pace“.
Anche qui bisogna dirlo: ci lamentiamo del costo della vita, del costo delle case, dopodiché abbiamo delle bollette che sono triplicate o quadruplicate anche per colpa della guerra, per colpa del cambiamento di fornitore del gas.
E magari anche lì sarebbe utile intervenire. Perché alle stesse persone che faticano pagare l’affitto poi dovremmo spiegargli per quale motivo debbono fare dei sacrifici per la causa ucraina, che magari nella gran parte dei casi nemmeno condividono.