Da anni a Roma si evidenzia la necessità di un sistema di smaltimento dei rifiuti più efficiente, capace di risolvere i problemi e i costi che i romani quotidianamente sono costretti a sopportare. Ci sono però diverse soluzioni possibili, più o meno rivolte alla modernità e al guadagno. Il Sindaco Gualtieri sembrerebbe orientato verso la costruzione di un termovalorizzatore enorme per bruciare i rifiuti romani, soluzione che non convince Ilario Di Giovambattista: “Non è un termovalorizzatore, ma valorizzatore di cosa? Che cosa valorizzerebbe? Un un mostro da non so quante migliaia di tonnellate. Qualcosa che va fuori proprio, come se Roma avesse 30 milioni di abitanti… Roma ne ha 3 di milioni di abitanti e viene costruito un qualcosa che deve bruciare per 30 milioni. Che cosa c’è dietro tutto questo? Per quale motivo dobbiamo creare una situazione di questo genere anche con dei rischi enormi per la salute delle persone?“.
A queste domande risponde Enrico Michetti: “La pubblica amministrazione è un corpaccione molto lento, che se non ha delle punture di spillo, difficilmente si muove. Se c’è disinteresse o comunque se cala l’attenzione iniziano i grandi interessi. E quindi la città si pone al servizio soltanto dei grandi interessi e degli affari speculativi. Visto che questa è una città che purtroppo è nel momento in cui la stampa rimane silente, il cittadino è indifeso e deve subire quello che gli si para dinanzi. Noi dobbiamo accendere un faro su quelli che sono gli aspetti più importanti di igiene urbana. Se la soluzione è fare un mostro da 600 mila tonnellate che brucia tutto ciò che si potrebbe recuperare è soltanto una follia. A pensarlo è vero, l’inceneritore è un impianto. È l’impianto che fa guadagnare più di tutti, tra chi lo gestisce e chi lo costruisce. Dal punto di vista dell’aspetto lucrativo è quello che da la più grande ricchezza, ma è quello che però non valorizza il rifiuto che rimane rifiuto e che viene bruciato. Invece potrebbe tornare ad essere prodotto. In Europa acquistano i nostri rifiuti, li trasformano in prodotti e ce li rivendono. Qui siamo proprio alla follia“.