Introdotta nella Repubblica italiana napoleonica nel 1802 e abolita dalla Legge Martino nel 2005, oggi si riparla di leva militare. Si rispolverano perciò vecchie “glorie” che il Presidente del Consiglio Meloni è pronta fieramente a riproporre. L’attenzione da parte sua perciò non va ai ragazzi che attualmente protestano contro il caro affitti e quindi al bisogno di aiutarli economicamente e moralmente ma alla necessità di reintrodurre una leva militare che prima definisce obbligatoria e, contraddicendosi a livello puramente sintattico e grammaticale, a “ipotesi volontaria”. È così che ha dichiarato durate l’adunata nazionale degli Alpini a Udine e Ignazio La Russa, Presidente del Senato, con grande entusiasmo ha suggerito una leva di 40 giorni.
Propaganda e specchio per le allodole eccezionale per l’elettorato tanto caro a Giorgia Meloni, quello del controllo e della rigidità, quello della vecchia e ‘amata’ destra che oggi il popolo sembra gradire più di altre ideologie e partiti politici dato il silenzio di fronte a questa e altre proposte fuori luogo. La mini naja sembra perciò l’idea più lungimirante in questo momento storico, di fronte a una crisi economica senza precedenti e a un’evidente fuga di cervelli che altrove, fuorché in Italia, trova riscontro economico e soddisfazione, il Presidente cosa fa? Pensa a ideare un’alternativa al servizio civile. Peccato che, oltre che anacronistica e (perlomeno oggi) controproducente all’interno del nostro Paese, questa idea pecca di concreta necessità e di un piano concreto a sostenerla.
Uscendo fuori dai confini italiani, sono solo 8 i paesi UE che hanno ancora questa consuetudine e sono: Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Cipro, Grecia, Svezia e Lituania. Invece in paesi come Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Romania e Irlanda la leva è già volontaria e la circoscrizione può essere riattivata in caso di minaccia diretta al paese di riferimento.
La Redazione