“Il più importante taglio sulle tasse del lavoro degli ultimi decenni“.
Così il DL Lavoro viene presentato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una misura annunciata il primo di maggio: il giorno dei lavoratori. E proprio in merito a tale festività, la Meloni ha deciso così di parlare di lavoro.
Peccato che a guadagnare l’attenzione mediatica non sono stati i contenuti, ma le modalità di registrazione del video pubblicato da Palazzo Chigi. “Il piano sequenza della premier con i membri del governo ridotti a figuranti: lo spot per rubare la scena al Concertone“.
Questo è ciò che scrive Repubblica. “Un piano sequenza degno de ‘Il divo’ di Sorrentino che culmina in un vero e proprio inedito nella storia della comunicazione politica“. Questa la risposta a temi quali l’assegno d’inclusione o il taglio del cuneo fiscale.
Sembrerebbe il caso di quel “ricorso al ridicolo” che costituisce una vera e propria fallacia comunicativa.
Più che argomentativa, sembra persuasiva, con la speranza di indurre il riso.
Ma deridere un’affermazione, o in questo caso la modalità, non vuol dire che essa sia falsa, un discorso su cui poi, come dice Fabio Duranti, “si può entrare nel merito e discutere se una riforma sia giusta o sbagliata“.
“Prima si esalta un capo di un partito – aggiunge Duranti – che va da all’armocromista a 400 euro l’ora.
Poi si insulta, o comunque, denigra il Presidente del Consiglio che magari sta lavorando per mettere un po’ di danaro in tasca agli italiani“
Viene spontaneo allora chiedersi se ci siano conseguenze da un approccio di questo genere alla notizia: “Non è un giornalismo che denigra la figura generale del giornalista? Non fa perdere la fiducia alla gente nei confronti di tale figura?“
“Questo non fa bene alla democrazia. Questo tipo di informazione non lo fa” – tuona il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo.
“Quando tu hai supportato tutte le riforme che hanno demolito il lavoro, sei stato strenuamente dalla parte di Draghi e della discriminazione delle persone che sono state sospese nel tempo di Covid, approvi qualunque cosa che vada contro il popolo italiano, e lo fai per ideologia, è chiaro che poi le persone vanno da un’altra parte.
Hanno contribuito a creare una cultura della disaffezione e del disimpegno di cui la stessa sinistra è vittima“.
E questo è un peccato secondo Borgonovo perché, come richiede la democrazia stessa, “è importante che la gente pensi diversamente da me, ed è importante perché io mi ci possa confrontare“.
E come in conclusione dice l’autore e sindacalista Savino Balzano: “Un conto è avere un punto di vista, un conto è assumere una funzione preconcetta in qualche modo servendo una narrazione.
Siccome certe cose le fa la Meloni non va bene, se le facesse la Schlein sarebbe esaltata.
E credo che questo non sia utile né disfunzionale rispetto al funzionamento della democrazia“.