“La pretesa è ripararci come PC, ma non si può“.
E’ semplificato al massimo, ma il meccanismo, in fondo, è questo. Il proposito di curare ogni persona del globo usando un pezzo di RNA messaggero è esattamente il motivo per cui, dopo i vaccini covid, già si annunciano cure contro il cancro a base della stessa tecnologia. Lo ha fatto BionTech esattamente un mese fa, salvo scoprire che si tratta di trial (sperimentazioni) in stato più che precoce. Ma qual è esattamente il motivo per cui ci si dovrebbe opporre a tale narrazione? Uno, secondo il prof. Alessandro Meluzzi, che commentando l’iniziativa di chiarezza fatta in questi giorni a Bruxelles, nota come “I nostri amici, Frajese, Malone, Stramezzi ecc. vanno contro un business che prima di farsi sradicare, sradicherà noi“.
“Come le sementi modificate: ormai bisogna farle non perché i contadini abbiano dei semi che possono ripiantare per far crescere il granturco, o finirebbe il business. Vanno fatte quindi sementi per un solo raccolto“. Qui, per Meluzzi, è lo stesso meccanismo: “Il meccanismo di esemplificazione serve non per l’umano, ma per il postumano. Va consegnato tutto a queste tecnologie: la salute, l’alimentazione, l’energia. E’ fantastico. Peccato che sia fantastico per gente come Bourla“.
La pretesa, nel caso della tecnologia mRNA, “è fare uno stampino di questo pezzo di acido malato, portarlo nel citoplasma e utilizzarlo per ridecodificare quello che quel gene avrebbe prodotto. Cioè, se tu hai un gene che codifica una certa proteina che a te dà fastidio, fai uno ‘stampino’ falsificato, lo fai andare nel nucleo e risolvi il problema. Esattamente come se cambiassi il microchip di un computer. Peccato che in natura non funzioni così. Peccato che la natura sia più complessa. Non è un pezzo di gene da solo a produrre un effetto, ma un concorso di cause”.
La spiegazione a ‘Un Giorno Speciale’