“Bisogna riconoscere che l’Occidente ha sbagliato con Putin.
Io sono sempre dell’idea che quando vinci non devi stravincere, non devi umiliare lo sconfitto.
Ma come gli è venuto in mente di mettere i missili in Polonia?“. Le parole sono di Bruno Vespa che così, nel 2017, commentava la decisione Nato di posizionare ai confini della Polonia dei missili che portavano il nome dell’operazione Atlantic Resolve accordata soprattutto dall’allora Presidente USA Barack Obama. “La Nato è obsoleta“, commentava Trump.
A pochi anni dai fatti di piazza Maidan in Ucraina, la Nato e l’UE attuavano una serie di politiche molto controverse e criticate, come quella di schierare, nel 2016, soldati anche in Lettonia, oltre che nel resto dei paesi baltici. “Politica Nato distruttiva“, spiegava la mossa Mosca.
Il segretario generale Nato Stoltenberg precisava invece: “Politica di aggressione verso la Russia? No, si tratta di rassicurazione e difesa dei nostri confini come Alleanza Atlantica“.
Una serie di politiche che ai tempi veniva condannata dai più: abbiamo già riesumato le parole di Vespa, ma anche Renzi, per esempio, diceva che “si stava progettando il piano di invasione della Russia“.
O ancora, il Beppe Grillo dell’opposizione manifestava il suo dissenso: “Con noi al Governo mai!“.
E, udite udite, anche l’ex segretario del PD Enrico Letta chiosava con un tweet: “Francamente, più di un dubbio sul senso dell’improvvisa scelta di schierare truppe NATO in Lettonia al confine con la Russia“. Meloni? “Decisione grave“.
Insomma, quasi tutti, da destra a sinistra, erano concordi: la NATO provocava la Russia.
Una narrazione che però negli ultimi tempi sembrava essere sparita nel nulla.
E chissà se invece adesso qualcuno si ricorderà di quelle strategie attuate dalla Nato e delle dichiarazioni fatte in merito.
La narrazione è invece cambiata: si parla di invasori, aggressori, aggrediti. Guai a parlare di “provocazione”.
Ma come spiega il filosofo Diego Fusaro in diretta a “Un Giorno Speciale”: “Stupisce molto sentire qualcuno che fa iniziare tutto dal febbraio 2022, come se prima non fosse accaduto nulla. Come se all’improvviso Putin si fosse svegliato desideroso di invadere l’Ucraina per qualche mira imperialistica sua. Ecco, questa narrativa fa francamente acqua da tutte le parti.
E tuttavia è molto diffusa, perché si dimentica tutto quello che è accaduto negli anni ’90 quando la civiltà del dollaro, un poco alla volta, ha rioccupato gli spazi orientali postsovietici e ha favorito l’acuirsi della tensione esplosa poi nel 2022, con le conseguenze che ci stiamo portando appresso. E’ chiaro che era ed è una polveriera la zona Ucraina.
E Zelensky, attore Nato, è la figura meno indicata a risolvere il conflitto.
Abbiamo capito che lui è lì per farlo proseguire sine die, fino a quando la Russia non sarà stata sconfitta“.
Ascolta l’intervento integrale a “Un Giorno Speciale“.
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