Paiono davvero durissime le parole che ha utilizzato contro il Governo italiano di Giorgia Meloni, il presidente gallico Emmanuel Macron. Sono parole oltremodo dure in relazione soprattutto alla gestione della vicenda migranti.
Infatti, a giudizio del presidente gallico Macron, il Governo della destra bluette di Giorgia Meloni sarebbe “disumano“, sic!
Questo l’aggettivo particolarmente forte e spregiativo, impiegato senza perifrasi da Emmanuel Macron.
Curioso davvero che il presidente gallico impieghi questo aggettivo così duro contro un Governo, quello italiano, che dopo tutto sta mantenendo sulla questione migranti un’apertura direi quasi incondizionata.
Un’apertura che a tratti sembra perfino superare quella dei precedenti governi della sinistra fucsia, neoliberale, plus immigrazionista.
E anche sotto questo riguardo, naturalmente, come più volte ho avuto modo di evidenziare, la destra bluette neoliberale di Giorgia Meloni si rivela perfettamente complementare alla sinistra fucsia neoliberale di Elly Schlein. In particolare, ed è un tema su cui ho richiamato più volte l’attenzione, l’immigrazione di massa figura come uno dei capisaldi del nuovo ordine globale capitalistico.
Quest’ultimo necessita di trovare sempre qualcuno disposto a fare il medesimo a prezzi più bassi.
E lo fa soprattutto sul fondamento di una duplice leva, che è poi la leva fondativa della globalizzazione neoliberale.
La prima leva consiste nella delocalizzazione, vale a dire nella traslazione del lavoro e della produzione nei luoghi ove convenga al capitale. Vuoi perché i salari sono più bassi, vuoi perché non ci sono i diritti fondamentali, vuoi perché non vi è alcun rispetto per l’ambiente oltre che per la dignità umana.
La seconda leva è quella giustappunto dell’immigrazione di massa. Questa permette al capitale di avere braccia a basso costo, da sfruttare senza pietà, oltretutto chiamando “inclusività “lo sfruttamento. E poi, in seconda battuta, permette al capitale di abbassare in generale, grazie alle leggi della concorrenza, i costi della forza lavoro in quanto tale.
Si chiama “legge della competitività” ed è ciò che serve al capitale per poter opprimere massimamente le classi lavoratrici.
Sotto questo riguardo potremmo dire che quello che viene celebrato come “libero mercato” meglio andrebbe appellato con Serge Latouche, teorico della decrescita come “libera volpe in libero pollaio”. Ora, se noi vogliamo parlare di “disumanità“, come ha fatto disinvoltamente Macron in relazione al Governo italiano, credo che la Francia dello stesso Macron non sia propriamente il paese più titolato a farlo.
E questo non solo per le note vicende coloniali, peraltro non ancora del tutto risolte, se si considera la questione incresciosa e spinosa del franco africano che continua in altro contesto le politiche coloniali francesi.
Basterebbe, in fondo, anche solo rispolverare en passant ciò che la Francia fino a non molto tempo fa faceva i migranti al confine con Ventimiglia, quando bloccava le frontiere e rivelava a proposito una certa disumanità di cui ora il presidente gallico Macron sembra essersi integralmente obliato.
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