Vi è una domanda seria, ineludibile che può e deve essere formulata, presto o tardi arriveremo a adottare in Europa misure emergenziali analoghe a quelle sostenute per la pandemia di Covid-19 anche per l’emergenza climatica? La domanda potrà a taluni suonare come oziosa ma tale non è.
Non lo è se si considera che alcuni vertici della politica stanno già lasciando intravedere all’orizzonte questa possibilità di attuare misure di emergenza per la difesa dalla crisi climatica. Vi porto un esempio soltanto ma non trascurabile, quello di Giuliano Amato.
Amato è uomo di punta della politica italiana ed ha candidatamene ammesso che ci vorrebbero misure emergenziali come quelle impiegate per la gestione della pandemia di Covid-19. Ritorna una volta di più il dispositivo su cui più volte abbiamo attirato l’attenzione.
Grazie all’emergenza ciò che nella normalità è inaccettabile può diventare inevitabile. Grazie al paradigma emergenziale non viene più valutato dai cittadini cosa viene loro tolto ma solo ciò che viene conservato, la preservazione della nuda vita.
Senza l’emergenza nessuno accetterebbe i confinamenti coatti e le infami tessere verdi della discriminazione. Se vi è l’emergenza che viene ed interrompe l’ordine, ecco allora che quelle cose che mai sarebbero accettabili, nell’emergenza divengono ineludibili e necessarie. È un paradigma davvero efficacissimo come ha dimostrato l’emergenza pandemica e che potrà essere riutilizzabile secondo le diverse emergenze che potranno comparire nel concreto contesto storico.
Le parole di Amato devono essere lette secondo questa chiave ermeneutica. L’emergenza ambientale pare poter essere la prossima emergenza che potrà essere affrontata con le medesime modalità dell’emergenza pandemica. Se il potere potesse fare quello che non potrebbe fare senza l’emergenza, potrebbe il potere usare l’emergenza per attuare misure che non potrebbe utilizzare? Questa è la domanda che dovrebbe essere posta.