Gli investimenti del PNRR non vanno nella direzione dell’Italia: chi decide è ancora l’Europa

E parliamo di PNRR, soprattutto sugli errori da commettere o non commettere in fase di pianificazione. L’Italia negli ultimi 25 anni ha speso le risorse europee raccattando tutti i possibili progetti disponibili anche all’ultimo momento, pur di spendere dei soldi che però non hanno mai portato ritorni in termini di PIL. L’Italia, ha bisogno di progetti percorribili e fattibili nei tempi previsti dal PNRR e non progetti dietro i quali ci siano degli interessi non comuni. Progetti che ci consentano, insomma, di fare quel PIL necessario per rimborsare il debito. Nonostante la mole di progetti candidati alla finanziabilità, è necessario che ci si concentri intorno a pochi interventi, pochi ma di qualità, in modo da non commettere gli errori fatti per decenni con i cosiddetti fondi per il mezzogiorno. La colpa è anche di chi ha concepito questi progetti, molti dei quali sono incomprensibili non solo per le finalità dove dietro c’è la responsabilità di chi agisce per fini propagandistici interni in modo irresponsabile, raccogliendo tutti i soldi possibili. Quindi probabilmente la scelta migliore sarebbe quella di affidare i progetti alle migliori imprese quali ENEL ed ENI, ma non siamo in grado di farlo perché l’Europa invece di svolgere funzioni di coordinamento, priva di questa scelta i singoli paesi.

La rigidità, della Commissione oggi dimostra di non avere più una legittimità democratica. Il problema del PNRR, ma in generale il problema dei fondi europei è che è un assurdo giuridico, logico e politico. Noi ci togliamo la titolarità politica di spendere quei soldi che sono degli imprenditori. Il modo migliore per far andare avanti le aziende sarebbe lasciare gli imprenditori liberi di investire nelle proprie aziende. Invece si fa un prelievo fiscale abnorme per poi prendere dei soldi. Una volta, l’uomo politico decideva di reinvestirli nel territorio delle imprese. Ora quei soldi sono spostati dal territorio italiano ad una sede europea dove non decide più l’uomo politico ma decide un burocrate che sulla base di interessi di carattere internazionale, va a spostarli non più dove sono stati prodotti. Questo in due parole è l’assurdo che stiamo vivendo da alcuni decenni. Prima ne usciamo, meglio è.

Malvezzi Quotidiani