La recessione è ufficiale, semestre in negativo per la Germania: la guerra fa bene solo alla Russia

La novità che incontenibilmente affiora in questi giorni e che perfino i professionisti dell’informazione autoproclamati sono costretti a rilanciare senza mezzi termini, ha per protagonista la Germania. La Germania che ha rappresentato per lungo tempo nell’immaginario di noi tutti la locomotiva dell’Europa, il punto più avanzato dell’economia dell’Europa e per certi versi uno dei punti più avanzati dell’intera economia mondiale. La notizia che voglio discutere insieme a voi riguarda il fatto che la Germania stessa si trova tecnicamente in recessione economica dacché ha avuto un calo nel PIL negli ultimi semestri. Ciò dovrebbe allora costituire un elemento di riflessione critica se ancora l’Occidente ne fosse in grado e non si fosse ormai già da tempo consegnato ciecamente alla distruzione della ragione, alla subcultura del nichilismo integrale e ai gorghi del cogito interrotto, variando la nota formula di Cartesio. Se consideriamo il fatto che l’Unione Europea coincide con un Reich teutonico e ha per capitale Berlino e per moneta il marco tedesco, dovrebbe emergere allora limpidamente quanto segue e che subito chiarirò. Le sanzioni che l’Europa sta conducendo ai danni della Russia sono distruttive, sì, ma per l’Europa soltanto.

La Russia viene dichiarata in crescita per il 2023 perfino da giornali tutto fuorché disallineati, come appunto il Corriere della Sera. Insomma, sarebbe ora di riflettere seriamente sulla reale e autentica valenza delle sanzioni, dato che esse sono il primo caso di sanzioni che danneggiano il sanzionante e non il sanzionato. Dato che l’Europa e la Germania in primis, sono in recessione e la Russia invece non solo non subisce il peso di questi pacchetti di sanzioni, ma addirittura cresce più della Germania e dell’Inghilterra. Sarebbe il caso di riflettere seriamente e serenamente sull’essenza di quell’Unione Europea che sempre più appare un modello insostenibile sotto ogni profilo. Anzi, la vicenda della recessione della Germania può essere assunta legittimamente come la prova provante che il neoliberismo è un treno in corsa nell’abisso e che la locomotiva stessa di questo treno, la Germania, è essa stessa sulla buona strada del precipitare. Insomma, vi è di che riflettere seriamente, se solo si avrà il coraggio, se solo si avrà l’onestà per tornare a farlo. Al di là del vitreo teatro delle ideologie, al di là del solerte e zelante lavoro dei padroni del discorso e degli amministratori del consenso a beneficio del blocco oligarchico neoliberale.


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