Ebbene sì, sta arrivando anche in Italia lo spietato e folle sistema della privatizzazione integrale della vita, anche nell’ambito che meno sembrerebbe conciliabile con la sfera della privatizzazione, vale a dire l’ambito sanitario.
Leggiamo infatti sul Corriere della Sera dei giorni scorsi che nella Leonessa d’Italia, la città di Brescia, sbarca per la prima volta il modello di un pronto soccorso a pagamento. Un pronto soccorso, cioè, presso il quale si potranno evitare le lunghe attese, si potranno avere diagnosi in tempi rapidi. Insomma si potrà evitare il caos che sempre più caratterizza la vita dei pronto soccorso in Italia.
Il modello della privatizzazione comincia davvero ad attecchire anche nel nostro Paese, che era stato per lungo tempo un fortilizio di welfarismo e di stato sociale di ambito della vita pubblica garantita da uno Stato che ancora svolgeva la sua parte e che garantiva la sussistenza di diritti fondamentali, anche in ambito sociale, che spettavano ai cittadini dello Stato in quanto tale.
E invece ora si sta imponendo in tutta Europa, in verità, il modello americano della privatizzazione integrale della vita.
Modello americano che come sappiamo, è quello che riduce la vita stessa a una giungla, a una lotta per la competitività e per l’esistenza o meglio ancora per la sopravvivenza, dove l’unica legge fondamentale è quella del mercato a cui tutte le altre devono subordinarsi.
Dove ancora il mercato diventa sorgente principale, se non esclusiva, di senso.
Come diceva von Hayek, uno dei numi tutelari del pantheon neoliberale, “l’unica giustizia è quella del mercato.
E chi provasse in qualche misura a far valere altre figure della giustizia, come la solidarietà o lo Stato interventista, starebbe ipso facto producendo la via verso la servitù“. Così diceva von Hayek, e così sembra oggi realizzarsi in un’Europa sempre più in balìa dei processi esiziali della privatizzazione, financo della sanità.
A questo proposito, non dimentichiamo il fatto che l’Unione Europea stessa, lungi dal costituirsi come l’autonomia dell’Europa nella sua identità e nella sua potenza politica ed economica, segna soltanto una tappa ulteriore di americanizzazione del Vecchio Continente e di apertura illimitata alla globalizzazione e ai suoi processi di smantellamento dello Stato pubblico e della vita associata.
Ecco allora che il modello della privatizzazione che si sta affermando anche in Italia, e rispetto al quale il modello del pronto soccorso di Brescia mi pare del tutto coerente, ci porta sempre più verso un ambito in cui non vi saranno più i diritti fondamentali del cittadino dello Stato sovrano nazionale, ma solo le merci garantite al consumatore.
Proprio in questo passaggio nodale, decisivo dal cittadino dello Stato sovrano nazionale al consumatore apolide, si gioca la partita fondamentale della globalizzazione neoliberale.
Il cittadino dello Stato sovrano nazionale disponeva di un “pacchetto”, se vogliamo chiamarlo così, di diritti e di doveri che gli spettavano in quanto cittadino del tutto, a prescindere dalla sua posizione economica.
Nel transito dal cittadino nazionale al consumatore globale, non vi sono più diritti, ma solo merci.
E le merci sono per definizione astrattamente disponibili a tutti, senza limitazioni e senza esclusioni.
E concretamente disponibili solo a chi possa permettersele, a chi cioè abbia l’equivalente monetario per poterle comprare.
Ecco allora che se la sanità diviene da pubblica a privata, vuol dire che non sarà più disponibile per tutti in quanto cittadini, ma sarà disponibile per i consumatori che potranno permettersela.
Si invera così il detto presente in “Furore” di Steinbeck, secondo cui “tanta libertà è quanta puoi comprarne“.
RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano, con Diego Fusaro
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