Il potere oggi ha assunto forme nuove e più fluide. Il concetto di totalitarismo secondo Fusaro non è da accantonare, anzi: “Bisogna essere critici chiaramente verso i totalitarismi del ‘900. Ma questa critica non deve immunizzarci dal criticare l’unico totalitarismo che ci sia oggi in Occidente, che non è quello fascista, per fortuna estinto da tempo, che non è quello comunista, anch’esso estinto da tempo e per altro in Europa mai esistito. L’unico totalitarismo che stiamo battendo sulla nostra carne viva è quello del fanatismo, dell’economia di mercato e del capitalismo assoluto totalitario che amministra totalmente le nostre anime. Ed è questo il punto su cui i più non riescono ad avere coscienza critica”. La riflessione di Fusaro in collegamento a “Un Giorno Speciale” comprende anche il mondo della comunicazione sul quale Fabio Duranti mette l’attenzione: “Il neo-tiranno basta che occupi i mezzi di comunicazione, la politica e i punti decisionali militari, per evitare di fare una guerra. Quindi c’è una neo tirannia senza guerra, quindi non dà l’impressione di esserlo, ma in realtà lo è“.
Gli spazi di repressione presenti nei totalitarismo del secolo scorso, secondo Fusaro, sono spariti per una ragione precisa: “Realtà disciplinari e concentrazionarie orribili come il lager o il gulag nascevano dal fatto che oltre a esserci categorie che venivano ritenute orribilmente degne di essere lì deportate, nascevano perché c’erano dei dissidenti. Se non c’è più nessun dissidente, non c’è più bisogno dei gulag e di Auschwitz. E allora viviamo davvero nell’epoca del totalitarismo glamour dei mercati. Il fatto che non ci siano più i campi di concentramento è paradossalmente un elemento che prova come l’ordine del Capitalismo sia ancor più totalitario di quelli già orribilmente totalitari del ‘900 che dovevano mettere a morte i dissidenti, perché esistevano dei dissidenti. La società del capitale riesce invece a devitalizzare il dissenso alla radice. Quindi non c’è più bisogno di reprimere i dissidenti quando non ce ne sono più. L’aveva capito ancora una volta Pasolini che diceva ai tempi del fascismo ‘tolta la camicia nera, si tornava nella propria coscienza liberi di pensare’. Oggi è come se nel capitalismo assoluto la camicia nera avesse avviluppato la nostra anima e quindi non riusciamo mai a toglierla, perché siamo totalmente pervasi e controllati da questo sistema disciplinare, in cui possiamo ben ripetere con Platone che il peggior schiavo è quello che non sa di essere, quello che scambia la propria schiavitù per la miglior libertà possibile“.
La parola viene censurata per esclusione secondo Duranti: “E questa è la situazione terribile, tragica e surreale del global capitalismo di cui siamo ergastolani oggi. Il cui trucco non è quello di sopprimere la libertà di parola, ma quella di relegarla al nulla, ovvero tu sei libero di dire quello che vuoi, ma lo dici in un ambito dove nessuno ti ascolta, perché noi ti priviamo di tutte quelle connessioni che ti portano a farti ascoltare qui. E da qui le censure dei cosiddetti social. Da qui la possibilità adesso nei nuovi televisori, di avere in prima linea e quindi davanti proprio i pulsanti per vedere costoro che rappresentano soltanto se stessi e quindi hanno trovato un sistema di poter dire che c’è la libertà. Sì, ma se io lo posso dire nel mio ambito e non ho non ho gli strumenti per poterlo diffondere, perché li hai occupati tutti e hai messo delle regole per le quali non siamo tutti al pari, non possiamo tutti essere ricevuti dal pubblico al pari. È chiaro che hai risolto il tuo problema senza spargimento di sangue apparente, ma comunque con una privazione della libertà e della democrazia. Adesso tutti questi servizi cosiddetti social hanno addirittura un’area dove stanno promuovendo i cosiddetti shorts. Cosa sono gli shorts? Sono dei filmati brevissimi che tu scorri uno dietro l’altro e ti rincoglioniscono. Sei rincoglionito da queste informazioni una dietro l’altra che non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra in modo tale che tu non possa mai focalizzarti con senso critico su un qualcosa d’importante“.