Oggi voglio tornare a parlare del PNRR, cioè del Piano nazionale di ripresa e resilienza, del quale ormai vi parlano tutti. Io sono critico da anni. Ebbene, vi informo che il Ministero dell’Economia ha annunciato la chiusura del collocamento del cosiddetto BTP, valore riservato agli investitori non istituzionali. Sono stati sottoscritti 118,2 miliardi con circa 655.000 contratti, che è un dato assolutamente record rispetto ai precedenti collocamenti. Per i piccoli risparmiatori il rendimento lordo medio annuo per chi manterrà i titoli in scadenza fino al 2027 è pari al 3,75%, ritenuto sufficiente dai risparmiatori per proteggere i loro risparmi dall’inflazione. Il titolo di Stato è considerato lo strumento perfetto per i risparmiatori e dove il ministero ha voluto dare fondo alle disponibilità liquide per la terza rata del PNRR, la cui richiesta risale al 30 dicembre 2022. Il pagamento di quelle somme era condizionato all’accertamento dei 55 obiettivi e traguardi da parte dell’Italia. Quindi il PNRR ha delle destinazioni di spesa predefinite secondo delle priorità che sono decise a Bruxelles e niente affatto a Roma.
Ma allora la domanda che io faccio è, ma c’è ancora qualcuno che ritiene veramente che indebitarsi con i BTP costi di più rispetto al PNRR? Stiamo parlando di 65 punti base, cioè dello 0,65% in più che si sciolgono come neve al sole davanti alle condizioni e al mostro burocratico. Quindi attenzione perché anche l’altra settimana io ero a un convegno a Roma in cui alla Camera dei deputati, ho sentito parlare del PNRR con contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati. Ora sui finanziamenti agevolati non c’è dubbio. Ma attenzione che i contributi a fondo perduto non esistono. Perché non esistono? Perché in realtà il contributo a fondo perduto è qualcosa che non ti viene riportato indietro, invece noi lo dovremo pagare con aumenti di tasse europee, oppure con tasse italiane. Ma a parte questo, voi capite che una differenza dello zero virgola per 100 non giustifica andarsi ad indebitare facendo quello che vuole Bruxelles e non Roma. Quindi viva i buoni del Tesoro pluriennali italiani, ritorniamo a fare queste cose e lasciamo perdere quella follia chiamata Unione europea.
Malvezzi Quotidiani