Che fine hanno fatto i crediti fiscali incagliati dell’Italia? Il Governo tace perché l’UE non vuole dire la verità

I crediti fiscali, ancora incagliati per il superbonus edilizio, ammontano a oltre 30 miliardi di euro, una cifra sottostimata rispetto probabilmente alla vera entità del problema. Nonostante le promesse di sblocco tramite la piattaforma di Enel e la riapertura di Poste, il Governo non ha ancora preso alcuna misura per risolvere la situazione concretamente.
Il decreto dello scorso 16 febbraio ha bloccato la cessione dei crediti fiscali non solo per il super bonus, ma per tutti i bonus edilizi, causando problemi alle imprese, che rischiano il fallimento, e alle famiglie che non riescono a completare le loro opere finanziarie, le loro costruzioni. La cifra incagliata è probabilmente ben superiore ai 30 miliardi, attestata dal Ministero delle Finanze che afferma che cessioni e sconti in fattura per il solo superbonus erano pari a oltre il doppio: 61,9 miliardi.

La situazione quindi è caotica e le banche sembrano prendere tempo, proponendo finanziamenti a breve termine con costi sempre più alti. Su tutto incombe l’effetto combinato del continuo aumento dei tassi di interesse e del credit crunch.
Mentre il Governo Meloni tace.

Ora, questa è un po’ la situazione.
Ed è una situazione che in realtà non ha origine da questo Governo, ma da almeno altri due Governi, cioè dalla storia degli ultimi anni.
Io credo che la politica italiana stia veramente scherzando col fuoco. Perché? Perché io che faccio il consulente delle imprese e parlo con imprenditori tutti i giorni, compresi imprenditori anche del settore edilizio, ebbene tutti dicono che sono ormai convinti che ci sia una barriera insanabile tra la politica e l’economia. L’errore grave è a monte: è avere pensato di farci comandare all’interno di una colonia con un paese coloniale che dipende dal colonizzatore, che si chiama Unione Europea e uffici di Bruxelles.

Perché il Governo italiano pensò originariamente di lanciare l’edilizia, ma poi ricevette ovviamente una tirata d’orecchie da parte dei funzionari di Bruxelles, che temevano che questo avrebbe creato di fatto una moneta parallela che avrebbe poi ovviamente fatto capire alla gente veramente il senso della moneta controllata dalla BCE. Insomma, è una partita internazionale, non nazionale.
Ma viene giocata purtroppo sulla testa dei cittadini italiani, sia come famiglie sia come imprese.
La cosa più brutta che si può fare e far credere a un imprenditore di potersi indebitare, assumere persone, investire e poi dirgli dopo che per “motivi” che dipendono da altri, “abbiamo cambiato le carte del gioco”. Così non si fa.

Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi