Antonio D’Amato è il presidente di un’azienda che da oltre 60 anni produce imballaggi per alimenti tutelando l’integrità del cibo, la salute dei consumatori e il pianeta. L’azienda è leader in Europa e nel mondo per innovazione e sostenibilità con sede centrale a Napoli, 14 piattaforme produttive in Italia, Germania, Gran Bretagna, Portogallo, Stati Uniti. D’Amato è anche il presidente della European Paper Packaging alliance che produce imballaggi in carta e riforesta assorbendo il 20% della CO2 prodotta nell’unione Europea.

I prodotti dell’azienda sono realizzati con materiali rinnovabili e riciclabili e hanno superato l’obiettivo dell’unione Europea di riciclare gli imballaggi di carta. Perché ho fatto questa premessa? Perché D’Amato è critico nei confronti di una proposta di regolamento dell’Unione Europea che vieterebbe gli imballaggi al riciclaggio sostenendo che danneggerebbe l’industria agroalimentare e aumenterebbe i rifiuti e le emissioni di CO2.

Il tessuto industriale italiano si distingue per la sua capacità di innovazione che altri Paesi non hanno. Grazie a queste caratteristiche, l’Italia può vantare una forte leadership internazionale. La scorsa settimana ero a Roma come relatore in un convegno sul cosiddetto Made in Italy. Ero alla Camera dei Deputati, eppure mi rendo conto ormai della frattura insanabile che si va creando tra un certo mondo politico e il mondo degli industriali che tutti i giorni incontro per consulenza in materia strategica.

Mi rendo conto parlando con gli imprenditori, che hanno perso la fiducia nelle istituzioni e in modo particolare nelle istituzioni europee perché c’è una frattura insanabile tra gli interessi delle grandi corporation, delle grandi società. Soprattutto quelle che hanno interessi di natura finanziaria e invece il tessuto produttivo della piccola e media impresa italiana, che è un family business che punta alla produzione nel commercio turismo, industria, artigianato, servizi e che, a mio modesto parere, dev’essere valutato e difeso prima di ogni altra ideologia.