Si torna ancora una volta a discutere animatamente con posizioni diversificate intorno alla pratica della maternità surrogata e di come regolarsi rispetto ad essa. Vi è attualmente una proposta di legge da parte del Governo in carica in Italia che vuole condannare la pratica della maternità surrogata come reato universale. Ciò determinerebbe una conseguenza degna di rilievo, per cui sarebbe perseguibile a norma di legge anche chi si recasse all’estero per fruire della maternità surrogata. Anzitutto, la maternità surrogata non coincide è vero con l’utero in affitto. Per quel che riguarda l’utero in affitto, esso è indubbiamente un crimine, per via della reificazione, dello sfruttamento e della trasformazione del bambino in merce on demand. Della reificazione dacché muta la donna in un magazzino aziendale che deve produrre su richiesta come fossero merci dei bambini.
E poi il vertice dello sfruttamento dacché implica che le donne più deboli sul piano economico siano liberamente costrette dalla loro condizione economica a mettere in affitto il proprio utero. E poi è, una volta di piú, un’aggressione al nascituro se si considera che il bambino diventa merce on demand, che viene scelta alla carte, anche con possibili e non trascurabili derive eugenetiche. La maternità surrogata non implica l’affitto e tuttavia rende possibile poi in seguito la pratica anche dell’affitto, con la quale ripeto non coincide. L’utero in Affitto è barbarie allo stato puro. Diversa la questione della maternità surrogata, che potrebbe essere impiegata anche senza le pratiche abominevoli e dunque della mercificazione integrale, dello sfruttamento, che a ciò sono connesse. Tuttavia anche la maternità surrogata in quanto tale, mi pare criticabile e non solo per il fatto che apre come ricordavo, la porta alla possibilità successiva dell’utero in Affitto. Oltre a ciò, vi è un altro elemento da non trascurare. La maternità surrogata infatti presuppone che vi sia un diritto al figlio quasi come se nel caleidoscopico regno dei diritti mercificati, anche avere un figlio diventasse un diritto imprescindibile del consumatore, i cui desideri devono sempre essere soddisfatti. Ma avere un figlio non è un diritto.
È invece l’esito di una storia d’amore e di una relazione dove non tutto dev’essere rimesso alla volontà di potenza, dell’individuo e dei suoi desideri capricciosi. A questo riguardo si ricordi l’apologo di Re Salomone nei testi biblici. Quando dal Re giunsero due donne con un bambino rivendicando ciascuna la maternità del piccolo. Re Salomone decise di tagliarlo in due per assegnare metà del bambino a ciascuna delle due madri. Solo allora si capì quale era la vera madre, quella che disse di non tagliarlo e consegnalo vivo all’altra, perché amare significa volere che l’altro sia e non coincide dunque con il diritto desiderante e capriccioso dell’avere un figlio a tutti i costi. Per questo concludo che l’utero in affitto è barbarie allo stato puro. E la maternità surrogata, per parte sua, è una contraddizione pericolosa. Il fatto poi che le sinistre fucsia neoliberali nemmeno vedano la questione della mercificazione e dello sfruttamento, e che anzi si battano unicamente ancora una volta per i capricci di consumo individualistici chiamati impropriamente diritti civili, chiarisce una volta di più, se ancora ve ne fosse bisogno, la situazione tragica, ma non seria, in cui versa la sinistra come fronte avanzato della Globalizzazione Turbocapitalistica.
Radioattività con Diego Fusaro