Il governo guidato da Giorgia Meloni continua a bloccare la ratifica del MES non solo per gli allarmismi e le minacce di effetti destabilizzanti, ma anche perché gli altri governi trovano il veto italiano fastidioso ma non così dirimente, non così importante. Tuttavia il MES, già ratificato nel 2012, sarebbe in grado di assolvere ai compiti che i suoi sostenitori gli assegnano, rendendo la ratifica della riforma inutile e assolutamente gravosa. Inoltre, nessuno dei 19 Stati che hanno già ratificato dopo la firma dei governi avvenuta a gennaio 2021, crede a quei compiti.
Il MES riformato non sarebbe in grado di servire nel caso di una prossima crisi bancaria, quando potrebbe erogare un unico prestito paracadute fino a 68 miliardi al fondo di risoluzione unico. Cioè sarebbe completamente inutile, inopportuno e inconcludente. Il MES è finanziato dagli Stati membri, cioè da noi, ai quali può richiedere ancora circa 640 miliardi di capitale sottoscritto e non versato. Insomma, a nessuno veramente importa granché di una riforma di un accordo intergovernativo il cui processo è cominciato nel 2017 e si è trascinato per quattro cinque anni e di cui ora quasi nessuno si ricorda più a che cosa veramente serva. La posizione della Meloni sarebbe sostenuta dalla volontà di Ursula Von der Leyen di assicurarsi l’appoggio dei parlamentari europei che fanno capo ai Conservatori e Riformisti della Meloni per la corsa al ruolo di prossimo presidente della Commissione.
Io penso che, al di là dei giochi politici e dei giochi parlamentari, bisognerebbe veramente dire ai cittadini come stanno le cose, smetterla di parlare di finanza e smetterla di pensare che tutto gira intorno alla finanza, al PNRR, al MES, a questo genere di cose. Torniamo a parlare di economia. La prego, onorevole Meloni, torniamo a dare attenzione all’economia, alla produzione, ai settori industriali, agricoli, ai servizi, ma soprattutto all’artigianato, al commercio, alle cose che producono pezzi, diciamo di beni veri, non soltanto pezzi di carta. Noi sono 40 anni che continuiamo a preoccuparci di tassi di interesse, di giochi finanziari, di derivati, di finanza speculativa. E non abbiamo capito che l’Italia quando finanziava il mondo e poi dopo quando creava le banche lo faceva perché noi avevamo un’economia solida.
Malvezzi quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene