Si sono registrate proteste a Siena nei giorni scorsi in relazione alla presenza dell’Esculapio d’oltreoceano Anthony Fauci, il quale è stato invitato nella splendida città toscana per essere insignito della laurea honoris causa per il lavoro svolto nel corso dei tre duri anni dell’emergenza pandemica. Insomma, un riconoscimento importante a colui il quale figura, in modo non secondario, come uno dei protagonisti della gestione dell’emergenza, come una sorta di guida della squadra dei virologi che hanno gestito secondo i canoni del terapeuticamente corretto l’emergenza.
Davvero una considerazione sulle sorti del mondo andrebbe fatta, se si considera la sorte ben diversa toccata a medici eroi come De Donno o come Raoult in Francia, o ancora come Tarro in Italia, i quali hanno fatto una brutta fine.
In alcuni casi sono stati insolentire e diffamati in ogni caso e non hanno certo avuto il successo e la gloria in questi tre anni che invece sono spettati, pare, ad Anthony Fauci, celebrato a piè sospinto come l’eroe dell’emergenza pandemica.
Proprio lui che in qualche misura ha incarnato al meglio quello che nel nostro libro “Golpe globale” abbiamo definito il “Leviatano tecno sanitario”, il nuovo stile di governo dell’ordine neoliberale che ora, non per caso, premia anche in Italia Anthony Fauci come proprio rappresentante di punta.
Ci sono state in verità delle proteste, come dicevo, piuttosto accese, anche se invero piuttosto frammentate, dispersive.
Le quali proteste hanno puntato il dito contro il medico americano vicino agli ambienti liberal progressisti dei Clinton e poi di Biden.
In sostanza, questo il nucleo delle proteste.
Non era gradita la presenza dell’Esculapio d’oltreoceano, ritenuto in qualche misura icona vivente del nuovo Leviatano tecno sanitario e dell’emergenza terapeutica come nuova ars reggenti impiegata ad arte dal neoliberismo cosmopolita.
Ovviamente i media allineatissimi al nuovo ordine mentale di completamento del Nuovo Ordine Mondiale hanno per lo più taciuto delle proteste o, ove ne abbiano trattato, hanno provato a liquidarle, more solito, come folkloriche adunate di pittoreschi No Vax accorsi da tutta Italia per deridere la sacra scienza vicina al potere. Vero è che, a dirla tutta, la protesta si sarebbe potuta e dovuta organizzare in forma meglio strutturata e meno dispersiva, per dare anche visivamente l’immagine di un fronte unitario di resistenza al neoliberismo cosmopolita e all’uso che esso sempre più verrà, facendo delle emergenze come strumenti di governo.
Invece la protesta è apparsa piuttosto frammentaria, poco unitaria.
Non è riuscita a essere particolarmente incisiva. La si sarebbe, ripeto, dovuta organizzare meglio.
Fermo restando che è giusto manifestare il proprio dissenso in casi come questo, in cui viene in qualche misura ribadito l’ordine pandemico e la sua gestione, anziché fare un mea culpa generale, ovviamente, l’ordine dominante celebra i suoi eroi e lo fa in questo caso anche donando loro la laurea per la gestione dell’emergenza.
RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano, con Diego Fusaro
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