A dieci anni dalla sua prima volta in Italia, Rudi Garcia torna in Serie A. Lo fa raccogliendo la sfida più difficile, quella di riconfermare un Napoli che, quarant’anni dopo l’epifania di Maradona, ha vinto lo scudetto dominando il campionato dall’inizio alla fine. Un profilo intrigante, europeo, anche se non di primissimo piano, quello del tecnico francese di origini spagnole. Un allenatore capace di dare spettacolo e organizzazione alle proprie squadre e di proporre un calcio spettacolare e mai speculativo. O, almeno, questo accade se gli vengono dati gli uomini giusti e se la squadra lo segue.
Ne è un esempio la sua precedente avventura italiana, quella al timone della Roma. Nel suo triennio giallorosso, in cui doveva risollevare la squadra dopo la Coppa Italia persa in finale con la Lazio, Garcia ha sfiorato lo scudetto il primo anno, rendendosi autore di quello che ancora oggi è l’avvio da record della Serie A (30 punti in 10 partite, un solo gol subito) e di una cavalcata spezzata dalla devastante Juventus da 101 punti di Antonio Conte. Anche il secondo anno l’allenatore transalpino riuscì a piazzarsi secondo, ma la squadra iniziava a smettere di essere “sorprendente” come l’anno precedente, un calo che portò poi all’esonero nella stagione successiva.
Mago dei derby capitolini, Garcia schierava i suoi con un 4231 o un 433 che faceva delle transizioni rapide e del palleggio il suo punto di forza. Se alla Roma poteva contare su Maicon, il miglior Gervinho e su un centrocampo tra i più forti della storia del club (De Rossi, Pjanic, Strootman e Nainggolan), a Napoli ci sono tutti gli interpreti per fare al meglio il suo gioco, a patto che De Laurentiis non gli smonti il giocattolo con le cessioni (Kim sembra con la valigia in mano, mentre il futuro di Osimhen è incerto).
Dal punto di vista umano, Garcia è un tecnico che alterna momenti di grande serietà ad autentiche perle di umorismo. Dopo la vittoria della Ligue 1 con il Lille, circolò in rete un video del tecnico che, chitarra in mano, intonava “Porompompero” nello spogliatoio, mentre in un concitato Juventus-Roma, all’ennesimo gol dubbio convalidato ai bianconeri (che vinsero 3-2), si mise a mimare la colonna sonora del “Padrino” sviolinando a bordo campo, un’episodio che gli costò una lunga squalifica. E ancora, celebre l’intervista in cui, accanto all’ex presidente della Roma James Pallotta, ricevette da lui 90 euro e li sventolò in diretta: erano il suo “aumento” di stipendio. Ai tifosi del Napoli, persone di spirito, il carattere piacerà di sicuro: la vera sfida, però, sarà farli divertire in campo.