Vi voglio parlare dell’accordo rosso che stanno cercando di fare passare per l’accordo verde.
Con l’accelerazione del “Green Deal“, loro amano questi termini, che vuol dire appunto “Accordo verde” e la sua campagna di installazione di impianti di produzione a fonte rinnovabile in tutta l’Europa, si fa sempre più evidente il vincolo rappresentato dalle reti di trasporto dell’energia. Le reti di trasporto e di distribuzione europee rischierebbero già in condizioni normali ingenti investimenti.
Ma con l’assalto delle energie cosiddette “rinnovabili”, le esigenze di investimento sulle reti si impennano drammaticamente.
L’Europa dovrebbe passare dal 20 al 70% dei consumi elettrici mondiali entro il 2050, e le reti dovranno essere dimensionate conseguentemente.
Oltre alla mera infrastruttura, serviranno investimenti in software, apparecchi di misura, di controllo.
In Italia, Terna ha previsto la rete Hypergrid, con investimenti per 11 miliardi di euro per cinque nuove dorsali, più altri 20 miliardi circa entro il 2030. L’obiettivo è “sbottigliare” la rete che da sud verso Nord è limitata a 16.000 megawatt, portandola a 30.000 megawatt.
Anche E-Distribuzione ha presentato piani di investimento su più anni. Tuttavia, qual è il problema?
Il problema è che i limiti che Terna stabilisce sulla rete di lunga distanza, permetteranno di allacciare solo una piccola parte degli impianti di produzione a energia rinnovabile.
Ad esempio, la Sicilia avrà solo, si fa per dire, 6000 megawatt di capacità massima di rete in export al 2030.
Per cui gli impianti che potranno essere effettivamente allacciati, al netto della potenza che copre i consumi locali, non potranno eccedere quella potenza, magari arrotondata in eccesso. Ora di tutta questa storia c’è un paradosso.
Il costo complessivo di tutta questa roba è una mazzata, cioè la transizione cosiddetta “green”, cosiddetta “elettrica”, è un costo spaventoso per il nostro Paese. Solo la rete costerà circa 20.000 miliardi.
Quindi chi pagherà alla fine tutto? Pagherà, come sempre, Pantalone. E in questo caso sarete voi, i cittadini italiani.
È palese che questo succeda, cioè che poi si scarichi o sui consumi o sulle tasse.
Per cui io credo che la politica quando fa delle scelte ideologiche dovrebbe usare delle terminologie più chiare.
Per esempio, il conto in rosso andrà in rosso? Allora fatemi la cortesia: non chiamatelo “accordo verde”.
Chiamatelo come il conto che andrà in rosso: è un “accordo rosso”.
Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi