Per la mia nuova inchiesta “il cartello finanziario” in uscita a fine Luglio. Ho dovuto esaminare in questo ultimo anno centinaia di documenti desecretati, centinaia di documenti rilasciati da Wikileaks. Uno di quelli che mi fa più rabbia, uno di quelli che ho scoperto con più amarezza, è un documento del Dipartimento di Stato americano del 1978, classificato ma rilasciato da Wikileaks, in cui vengono raccolte le parole dell’allora governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi, che, a quanto si legge, a quanto riportano gli americani, non voleva che il nostro Paese entrasse nello SME, il precursore dell’euro.
Ricordiamo che lo SME, come l’euro, è un rapporto di cambi fissi e quindi implica l’impossibilità di usare la leva monetaria, quindi una gabbia come l’euro a tutti gli effetti. Il governatore dava le sue ragioni che sono riportate nel documento e sono tutte assolutamente condivisibili. Si legge infatti che il governatore della Banca d’Italia ha detto all’ambasciatore americano che si oppone fermamente all’ingresso dell’Italia nello SME, a meno che non vi partecipi anche il Regno Unito e a meno che il sistema non preveda trasferimenti specifici di risorse all’Italia. Si legge ancora che nel corso di un lungo pranzo da solo con Paolo Baffi, l’ambasciatore americano ha cercato di conoscere meglio le sue opinioni.
In realtà ha provato a fargli cambiare idea, ma pare che Baffi gli abbia spiegato anche in quella occasione che con l’architettura dello SME, così come era stata pensata in quel momento, si andrebbe a creare un’area ottimale soltanto per il marco tedesco, ed è quello che poi noi sappiamo essere accaduto realmente con l’euro. La seconda questione chiave sollevata da Baffi e riportata in questo documento riguarda invece il trasferimento delle risorse destinate ai paesi più deboli dello SME, in particolare l’Italia. Questo, secondo Baffi, secondo le parole riportate dagli americani nel documento, era un problema irrisolto per il governatore della Banca d’Italia, soprattutto tenendo conto che il cancelliere tedesco voleva allargare ulteriormente l’Unione Europea. Invece Baffi proponeva di pensare prima di tutto alle aree depresse dei Paesi che erano già entrati nell’Unione europea, quindi come il Meridione d’Italia, e chiedeva delle sovvenzioni a fondo perduto per queste zone considerate più depresse ed un programma di investimenti della Comunità europea nel Mezzogiorno. Quello che si evince leggendo questo documento è che c’è un uomo che si sta battendo per tutelare l’interesse nazionale contro ovviamente quelli che erano gli interessi dell’allora cartello finanziario internazionale.
È finita nel peggiore dei modi, infatti questo documento è del 78 e guarda caso proprio nel 1979, quindi durante questo braccio di ferro da parte dell’allora Governatore della Banca d’Italia, Baffi viene accusato dalla magistratura e finisce sotto inchiesta per interesse privato in atti d’ufficio. Qualcosa di veramente lontano dalla dall’integrità di Baffi, tant’è vero che lui in una lettera parlerà di una voragine aperta dentro di lui, una voragine di mortificazione ed amarezza che pregiudicava la sua serenità. Ovviamente col tempo queste accuse cadranno tutte, perché, inutile dirlo, erano accuse pretestuose. Colpirne uno per educarne tanti. Nessuno più si opporrà da quel momento in poi, né all’entrata dell’Italia nello SME e né in futuro all’entrata dell’Italia nell’euro. Quindi Baffi ovviamente ne uscì pulito come era, però ovviamente questo per lui fu un trauma enorme, soprattutto perché ne uscì pulito ma non ricoprì mai più quell’incarico dal quale si era dimesso. Così signori opera il cartello finanziario internazionale ed io ve lo spiegherò nei dettagli nella mia nuova inchiesta a partire da fine luglio.
La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – con Francesco Amodeo