Arrivato a gennaio dal Leeds in punta di piedi, Diego Llorente ha avuto la capacità di farsi apprezzare da tutti: tifosi, dirigenza, allenatore e compagni. Dopo i primi mesi di prestito a Roma, lo spagnolo torna nella capitale ancora con la formula del prestito ma con l’intenzione di diventare un giocatore giallorosso a tutti gli effetti. In questa intervista ESCLUSIVA il numero 14 ci racconta il suo rapporto con Mourinho, la voglia di tornare a Roma, il rapporto con gli arbitri e la leadership del capitano Pellegrini.
Dopo 2 amichevoli, dove hai trovato anche il gol, come sta andando la preparazione?
“Le cose stanno andando bene, direi che stiamo raggiungendo i nostri obiettivi. Le cose procedono ogni giorno meglio, sappiamo che ci resta ancora molta strada da fare, ma sappiamo dove dobbiamo intervenire per migliorare. Ora resta una partita ma per il momento il bilancio è sicuramente positivo”.
Torni alla Roma dopo un primo prestito, questo vuol dire che i primi 6 mesi a Roma hanno convinto allenatore e dirigenza. Questo ti rende orgoglioso?
“In questa questione c’erano tre parti in causa: il Leeds, la Roma ed io. Per quanto mi riguardava avevo le idee chiare, volevo continuare qui. È vero che non è stato raggiunto un accordo affinché potessi diventare già un giocatore della Roma a titolo definitivo ma non mi sono preoccupato, la cosa più importante era essere qui. Il mio desiderio di aiutare la squadra a raggiungere tutti gli obiettivi di questa stagione”.
Qual è il tuo rapporto con Mourinho, ha influito la sua presenza nella scelta di voler tornare a Roma?
“Sicuramente ha influito molto per quella che è la sua parte, ma molte parti hanno influito nella mia decisione come dicevo prima é starà una decisione che ho preso io in prima persona, poi ovviamente la parte che riguardava il club, l’allenatore ma anche i compagni per come mi hanno accolto fin da subito. Come ho sempre detto non ci ho dovuto pensare troppo, ho subito detto al mio agente di voler continuare qui senza discussioni”.
Sei tornato in prestito, il tuo obiettivo è quello di essere riscattato la prossima stagione?
“Sono tre allenatori unici. Mister Mourinho lo conoscevo dalla mia tappa al Real Madrid, dove mi allenavo spesso con la prima squadra. È una persona molto diretta che sa trasmettere quello che vuole ai giocatori, lo stesso per Ancelotti. Sicuramente anche con Bielsa, essere stato allenato da lui è stata un’esperienza indimenticabile per quello che mi ha dato sia dentro che fuori dal campo. Il suo modo di ragionare e pensare è qualcosa che non si dimentica facilmente”
Nel Leeds hai quasi sempre giocato in una difesa a 4. Dove ti trovi più a tuo agio e che differenze ci sono nel difendere a 3 o a 4?
“Si è vero Leeds giocavo principalmente in una difesa a 4, ma personalmente mi trovo a mio agio in tutte le zone della linea difensiva. Le differenze tra una difesa a 3, a 4 o a 5 che dir si voglia a mio avviso riguardano di più la marcatura a uomo quando si gioca a 5 ma sono meccanismi al quale ti abitui facilmente e credo di aver assimilato bene”.
Anche Kristensen arriva dal Leeds come te, puoi raccontarci quali sono le sue caratteristiche e che aiuto può dare alla squadra il suo arrivo?
“È un giocatore completo, un giocatore che fa molto bene sia la fase difensiva che offensiva e credo che ci aiuterà molto. È un giocatore dotato di carattere, di un fisico possente e prestante. Credo sia un grande acquisto che ci tornerà utile”.
La squadra rispetto alla scorsa stagione ha perso soltanto Wijnaldum, credi che con i nuovi innesti si sia rafforzata?
“Direi di sì, i compagni che sono arrivi, io stesso che resto per un’altra stagione, contribuiamo a rafforzare la squadra. Stiamo lavorando per questo perché siamo una squadra con un grande potenziale e direi che sulla carta abbiamo sopperito bene alle assenze e ai giocatori che sono stati ceduti”.
Lorenzo Pellegrini porta il “peso” della fascia da capitano, puoi raccontarci com’è nello spogliatoio. Se è un leader silenzioso o se invece è un capitano che se c’è bisogno alza la voce per richiamare la squadra all’ordine?
“Direi che è entrambe le cose. Un giocatore che con il suo esempio, con il suo lavoro, con la sua qualità è un esempio per i giovani e per tutti noi che in lui vediamo un leader che seguiamo e cerchiamo di emulare nella sua intensità. Poi evidentemente ci sono dei momenti in cui è necessario alzare la voce, parlare all’interno dello spogliatoio e sicuramente è un compito che assolve molto bene. Direi che è un capitano completo che aiuta la squadra in tutto quello di cui ha bisogno”.
Credi che ci sia un problema arbitri-Roma, mi spiego. La UEFA ha confermato le 4 giornate di squalifica a Mourinho e anche nelle prime due giornate di campionato il mister, così come Foti, non saranno in panchina per squalifica. È una casualità o secondo te quest’anno dovrete stare attenti anche alla questione disciplinare?
“Quello degli arbitri è sicuramente un lavoro molto complicato che comporta molta pressione. A volte prendono decisioni giuste, a volte prendono decisioni errate, ma bisogna capire anche che dietro ogni errore c’è un grande lavoro da parte di tutte le squadre, per cui da parte nostra dobbiamo sicuramente aiutare gli arbitri a svolgere al meglio il proprio lavoro. Al tempo stesso è vero che è necessario che in qualche circostanza bisogna avere una maggiore attenzione e vedremo come andranno le cose quest’anno. Quello che è sicuramente importante è che bisogna concentrarsi su noi stessi, sul nostro gioco e cercare di farci condizionare il meno possibile”
I tuoi compagni ribadiscono che l’obiettivo principale è centrare la qualificazione in Champions. Se la Roma dovesse replicare la passata stagione, quindi fare un cammino europeo perfetto e mancare uno dei 4 posti per la Champions, sarebbe un fallimento?
“Personalmente, ovunque sia stato, a inizio stagione non mi è mai piaciuto fissare degli obiettivi, che naturalmente bisogna avere, ma a mio avviso la chiave per raggiungerli, che possa essere lottare per un titolo, conquistare una posizione valida per la Champions, è procedere partita dopo partita, passo dopo passo. Credo che in questo momento, se immaginiamo dove ci potremmo trovare a fine stagione, a mio avviso staremo commettendo un errore. Tutte le partite sono fondamentali, sono vitali, che sia campionato, che sia Europa League o che sia la Coppa Italia. Per cui non pensare a lungo termine, ma pensare solo alla partita successiva”.
Ultima domanda: sei un difensore e quindi il fare gol non è il tuo primo pensiero. Ma come lo immagini un gol sotto la curva sud allo stadio olimpico? Com’è il tuo rapporto con i tifosi?
“Ho visto segnare tanti gol sotto la curva, ho festeggiato e celebrato sotto la curva dei nostri tifosi ed è sempre stato bellissimo. Il giorno che dovesse capitare a me di fare questo gol sono sicuro che sarebbe una sensazione unica e indimenticabile. Da difensore ho sempre detto che il mio obiettivo è quello di difendere, ma se posso aiutare in termini di gol e vivere in prima persona questa esperienza, sono sicuro che sarebbe indimenticabile”.
Intervista a cura di Daniele Matera