Jankto è pronto per la vita, l’Italia per Jankto?

“L’intelligenza delle parole di Ranieri sta soprattutto qui. Non ha detto “proteggeremo Jankto”, accendendo un riflettore. Ha detto che non ci sarà da proteggerlo e ha parlato delle sue qualità e del perché è stato scelto. Lo ha trattato da calciatore e basta”


Ci vorrebbero due Claudio Ranieri per ogni Ministro Abodi, più o meno. Allora certe questioni non sarebbero più tali: semplicemente, non esisterebbero. 

Riavvolgiamo un attimo il nastro, al tempo in cui Jakub Jankto ebbe la forza di fare outing circa la propria omosessualità: il pubblico dello Sparta Praga, squadra in cui militava, si mostrò dalla parte del giocatore, sin dalla prima partita dopo le sue dichiarazioni, quella in casa contro lo Jablonec. Dichiarazioni coraggiose, che in un mondo normale non dovrebbero essere tali perché non ci sarebbe nulla da dichiarare, da parte di nessuno, a proposito del modo di vivere la sessualità. Perché non dovrebbe interessarci con chi vanno a letto, se ci vanno con qualcuno, il macellaio che ci incarta la bistecca, il professore di inglese, il centrocampista della squadra per la quale facciamo il tifo o di quelle avversarie. 

L’intelligenza delle parole di Ranieri sta soprattutto nella risposta alla domanda se ci sarà da “proteggere” Jankto, domanda se vogliamo anche giustificata dal “retaggio” che in Italia, calcistica e non, ancora ci portiamo appresso. Ranieri non ha detto “Lo proteggeremo”, che sarebbe equivalso ad accendere un riflettore particolare sull’individuo e sulla sua sessualità. Ha detto che non ci sarà da proteggerlo e ha parlato delle sue qualità, di come le mette in pratica e del perché è stato scelto. Lo ha trattato da calciatore e basta, dietro il quale c’è un individuo che ha voluto rendere pubblica una parte della sua sfera privata perché ha sentito di dover e voler parlare in nome e per conto di tutti quelli che si sentono inibiti nel farlo, perché ancora nel 2023 temono di essere additati e ghettizzati. 

Chissà che per una volta una sorpresa in positivo non possa arrivare proprio dai tifosi, tutti i tifosi di tutte le squadre: gli avversari fischino Jankto al pari di ogni altro rossoblu quando la loro squadra affronta il Cagliari; i cagliaritani se il suo rendimento dovesse essere insoddisfacente manifestino il loro disappunto come per ogni altro suo compagno, compresi quelli che, legittimamente, non hanno ritenuto opportuno rivelare ciò che ha rivelato lui. Non sappiamo se ve ne siano o meno nel Cagliari o in altre squadre, possiamo supporre di sì come per ogni altro ambito della società e lo scriviamo soltanto per ribadire che non ci deve interessare. 

Però in un mondo realmente libero ognuno deve, non dovrebbe, deve poter manifestare tutto ciò che è in ogni modo in cui vuole esserlo. Si chiama civiltà, libertà d’espressione, modo di essere. Peccato che il Ministro Abodi la definisca “ostentazione”. Questo rivela un retroterra di pensiero e di concezioni che riguarda non solo il singolo individuo che afferma una cosa del genere, con l’aggravante del suo ruolo istituzionale; è lo specchio di una mentalità ancora troppo condivisa. 

Ribadiamo un concetto: la gente sappia essere più saggia dei politici che la rappresentano. Oggi come in altre epoche non dovrebbe essere difficile. 

Paolo Marcacci