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La scenetta tragicomica di Zelensky al vertice Nato: il linguaggio del corpo non mente

Come sapete, si è svolto nei giorni scorsi a Vilnius l’importante vertice della Nato, vertice dal quale è emersa, come era prevedibile, la volontà di far entrare l’Ucraina nella Nato, anche se con tempistiche dilatate.
Si è infatti ragionato intorno alla necessità di far accedere alla Nato l’Ucraina solo quando il conflitto sarà terminato.
Ebbene, da Vilnius giunge anche un’immagine che giustamente ha circolato moltissimo via web nei giorni scorsi, è divenuta una sorta di immagine ricorsiva su tutte le pagine social. Ed è un’immagine che effettivamente vale più di ogni concetto a rendere conto della situazione.

L’immagine, se volessimo farne una ekphrasis come la chiamavano i greci, una descrizione visiva raffigura il guitto Zelensky, attore Nato con la N maiuscola, prodotto in vitro di Washington, se non di Hollywood, che si muove spaesato e confuso, solo e isolato tra gli ospiti del vertice di Vilnius, i quali sono intenti a chiacchierare amabilmente tra loro e non sembrano minimamente curarsi della presenza del guitto Zelenksy, quasi come se questi fosse diafano, invisibile, come se non esistesse.

Si percepisce distintamente il suo imbarazzo e il suo scontento.
E anzi ci piace immaginare che in quel momento egli abbia, anche se tardivamente, preso coscienza del proprio ruolo.
Finora egli si era convinto di essere l’eroe eponimo, il protagonista assoluto della vicenda.
E adesso ha dovuto fare i conti con le dure repliche della realtà, segnatamente di una realtà che gli ha insegnato come egli in realtà sia soltanto uno strumento, una marionetta senza dignità e senza valore, utilizzata da Washington per i propri interessi e, come usa dire, pro domo sua.

Si fingeva di essere il protagonista e invece è soltanto uno strumento senza dignità lasciato poi cadere a terra come se nemmeno esistesse, come affiora limpidamente dall’immagine di Vilnius che stiamo commentando.
A questo riguardo sovviene necessariamente un’immagine tratta dalle Lezioni sulla filosofia della storia del grande Hegel, il quale, ragionando intorno al destino degli eroi cosmico storici come Alessandro Magno, Napoleone o Giulio Cesare, notava che essi, una volta che abbiano svolto il loro ruolo, vengono lasciati cadere dallo spirito del mondo e dell’astuzia della ragione come involucri ormai privi di contenuto.

Per questo, nota Hegel, non hanno un destino di gloria dopo che hanno svolto la loro missione.
Da Giulio Cesare, pugnalato dai congiurati, fino a Napoleone che muore solingo all’isola di Sant’Elena.

Ebbene, il guitto Zelensky ovviamente, non ha nulla a che vedere con questi eroi della storia, essendo egli un pavido e pusillanime guitto animato da Washington. E tuttavia condivide con loro almeno questo: il finale tragico, come se nessuno più si curasse di lui.
Peraltro l’immagine del guitto Zelensky a Vilnius, come ha notato opportunamente il giornalista Mazzucco, ricorda vivacemente l’immagine di quelle feste di compleanno ai tempi del liceo, in cui compariva sempre l’imbucato che non era a proprio agio, che si muoveva spaesato e che controllava ossessivamente se vi fosse almeno una birretta anche per lui.
Con la differenza, tuttavia, che l’imbucato al tempo delle feste liceali, sapeva di esserlo, laddove il guitto Zelensky è un imbucato che non sa di esserlo e pensa anzi di essere il protagonista, con l’effetto tragicomico di cui stiamo discutendo.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro

Diego Fusaro

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