Non c’è pace per Stefano Puzzer. Il portuale triestino tra i vertici dei movimenti No green pass perde il ricorso contro l’ALPT (Agenzia del lavoro portuale di Trieste). Il licenziamento era scattato per il rifiuto di esibire il pass e la conseguente assenza in turno, ma la sentenza pronunciata dal giudice del lavoro Paolo Ancona prevede che l’ex portuale, attivo dal 1994, dovrà anche pagare più di 2 mila euro di spese processuali.
Puzzer ha lavorato fino al 2021 al porto di Trieste come gruista. Ha spiegato di essere contro il green pass ma di aver ricevuto il vaccino anti-Covid per scelta. Poi le scene drammatiche degli idranti a dissipare le proteste e il licenziamento, in seguito al quale delle proposte di transazione erano state fatte da ALPT al portuale. Si arrivò a una proposta di 10mila euro, poi rifiutata dal diretto interessato e altri due membri CLPT.
Una vicenda che si conclude con un epilogo amaro, come intuiamo dal tono del vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo:
“Dopodiché va fatto un discorso sul fatto che un sindacato stia zitto“, dice in diretta, “anzi, peggio, che invochi l’obbligo vaccinale e poi vada dietro a tutte le cretinate del mondo”.
Il riferimento è alle proposte che i sindacati stanno facendo per le temperature elevate sul luogo di lavoro, fino a richiedere la cassa integrazione sopra certe temperature: “Che ci sarà bisogno di riconvertire un sistema produttivo in futuro è chiaro. E’ chiaro altrettanto che si perderanno posti di lavoro, che le fasce non tra le più abbienti saranno danneggiate, e che i sindacati su questo non dicano una parola e stiano lì a parlare di crisi climatica, a questo punto non è più stupidità, è malafede“.
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