A un paio di giorni dal TLTRO, Targeted Longer-Term Refinancing Operations, che vuol dire sostanzialmente “operazioni di rifinanziamento target di lungo periodo”, l’associazione bancaria italiana, l’Abi, chiede maggiore flessibilità nei confronti delle piccole imprese.
Perché sta dicendo questo? Soprattutto per le piccole banche. Il direttore generale dell’Abi ha affrontato questo tema durante un’audizione alla Commissione delle politiche europee del Senato. In particolare, si è concentrato sul Minimum Requirements for own funds and Eligible Liabilities, cioè praticamente sul minimo requisito di capitali propri per poter fare l’attività bancaria, appunto, cioè quello che garantisce alle banche una capacità sufficiente di assorbimento delle perdite e di ricapitalizzazione in caso di bail in.
Mentre la maggior parte delle banche, infatti, ha già raggiunto l’obiettivo entro gennaio 2024, le banche più piccole continuano a riscontrare dei problemi. Il direttore generale dell’Abi chiede di evitare di commettere lo stesso errore cronologico che è stato fatto nell’entrata in vigore della BRRD, cioè Bank Recovery and Resolution Directive (scusatemi per l’inglese, ma purtroppo l’Unione Europea ragiona così), quando le banche sono state sottoposte al bail in senza avere il tempo di soddisfare i requisiti.
Con le nuove norme si prevede che tutte le banche, indipendentemente dalle loro dimensioni e caratteristiche, saranno sottoposte ai vincoli di emissione di passività computabili ai fini del requisito prudenziale. Cosa vuol dire?
Vuol dire che non viene fatto sconto a differenza tra le piccole banche e le grandi banche.
Questa scelta quindi risulta problematica per le banche di piccole dimensioni che hanno difficoltà ad accedere ai mercati per collocare i nuovi strumenti di raccolta. Ciò solleva la questione delle modalità per raggiungere la soglia dell’8% del bail in in caso di risoluzione, al fine di consentire l’accesso alle risorse del fondo.
Ora il cittadino normale potrebbe chiedersi: ma a me che me ne frega di tutta questa storia?
È molto semplice: stanno preparandosi per comprare le piccole case, le piccole imprese e anche le piccole banche.
Questo è il disegno generale che si sta verificando con questo modo di legiferare dell’Unione Europea.
Perché sostanzialmente l’Italia è fatta di piccole imprese, piccoli proprietari di casa e piccole banche anche.
Quindi state attenti perché se noi perdiamo le piccole banche, che sono la ricchezza del nostro Paese, quelle che hanno finanziato le piccole imprese, se queste vengono comprate a prezzi di saldo perché obbligati da normative assurde e che le rendono non competitive con i grandi colossi finanziari internazionali, noi perdiamo sia il tessuto industriale del nostro Paese sia il tessuto bancario che lo finanzia.
Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi