A Memorandum firmato, c’è grande preoccupazione per il famigerato accordo UE – Tunisia, messo a punto dalla spedizione Von der Leyen, Mark Rutte e Giorgia Meloni. Ed è in termini di diritti che si genera scalpore. Soprattutto perché dall’altra parte del tavolo c’è Kaïs Saïed, presidente tunisino. Appaiono commenti come quello del Manifesto che lo chiamano “accordo di carta”.
Poi ce n’è persino un altro che dice “Il patto tunisino nel disprezzo dei diritti umani“. La Stampa scrive: “Il patto di Tunisi viola i diritti umani”. Un refrain che avevamo già anticipato.
Presa visione del fatto che: c’è un numero di migranti decisamente superiore, molto poco tollerabile, e che, chiaramente, questo rappresenta un dilemma per il governo di destra, bisogna poi però anche dirsi la verità. Bisogna chiedersi: qual è la soluzione dell’opposizione per questo problema? Evidentemente non lo ritengono tale. La soluzione del governo gialloverde con Salvini che fermava le navi non andava bene. Lì si parlava, ovviamente, di atteggiamento razzista. Benché avesse l’appoggio di tutto il resto del Governo Conte.
Arriva la Meloni e gli dicono di non fare i blocchi navali. Sappiamo che oggi la grandissima parte dei migranti parte dalla Libia, la cui situazione dipende, ovviamente, dagli amici europei. Abbiamo poi la situazione della Tunisia, che dipende al Fondo Monetario Internazionale che non sgancia i soldi dalla crisi economica di quella nazione. E quindi ci troviamo insomma pure la Tunisia, che è un hub di partenza dei migranti.
Meloni va lì, con l’Europa, a trattare: fa tutto quello che l’UE richiede, per esempio il piano di sviluppo alla Tunisia, e alla fine, guarda un po’, non va bene neanche quello. Se non si può seguire allora neanche l’Europa, cosa bisogna fare?
Evidentemente lo scopo è prenderli tutti, stare zitti e far entrare decine di migliaia di persone e andare avanti.
Ma quello che non si capisce di questa storia, e continuano a mentire, è che non si parla di spartire i clandestini: si parla di spartire i profughi. Noi negli anni passati non avevamo abbastanza profughi da spartire.
Entra allora in gioco il sito del Viminale: il Cruscotto statistico giornaliero. E qui scopriamo qualcosa di interessante.
Tutti i giorni sono segnati gli sbarchi divisi per nazionalità. La prima in classifica? Costa d’Avorio. Terzo posto: l’Egitto.
Poi c’è il Bangladesh. Il primo Stato, forse, davvero con la guerra. Poi ci sono Pakistan e dopo la Tunisia, ovviamente.
All’ottavo posto la Siria, cioè la prima nazione dove effettivamente c’è stato un conflitto.
Ora, davvero pensate che queste persone che arrivano qua si possano spartire? Ebbene, non credo proprio.
Difatti sono persone che non avrebbero diritto a stare qui, che non otterrebbero l’asilo.
Magari qualcuno negli anni passati lo si gestiva con la protezione umanitaria, che non esiste nessuna parte.
Allora bisogna fare pace col cervello. Siamo di fronte a flussi enormi, ad una ripresa delle morti in mare.
Come al solito, più partenze, più morti. E se non fermi le partenze, non fermi il numero dei morti. Quindi cosa bisogna fare?
Fermare le partenze da soli non si può fare, altrimenti sei un assassino. Allora lo devi fare per forza con la lentissima Europa.
Evidentemente l’unica soluzione ammessa dai più è quella di prendersi tutti i migranti in arrivo, con l’unico “vantaggio” di un minimo sconticino su le regole europee, sull’austerità.