Apprendiamo dalle “brigate caldo” che gli ospedali – pensa un po’ – sono sotto pressione a causa del caldo.
Un quarto dei ricoveri è causato dalla canicola, a quanto apprendiamo da Repubblica. Migliaia di persone sono in pronto soccorso dopo un malore, a Roma temperature record, e il Ministero della Salute ha lanciato un numero per le emergenze.
Vale la pena rimarcare un concetto: siamo andati sotto pressione per l’influenza, per le polmoniti, per il Covid, ora per il caldo; come se d’estate gli anziani non siano mai stati male. Fra un po’ andremo sotto pressione per le unghie incarnite, perché qua sembra che il problema sanità sia tutto fuorché risolto, come qualcuno diceva.
Questi allarmi però non vengono certo usati per dire di costruire più ospedali, di assumere più persone, di mettere soldi laddove sono necessari. Macché. Servono alla crisi climatica.
Difatti tornano a parlare anche quei geni dell‘OMS: “La crisi climatica è una minaccia per l’umanità“. “Dobbiamo adattarci alla realtà e guardare agli anni e ai decenni a venire, pensare a soluzioni contro il caldo“. Lo scrive su Nature Hans Kluge, un signore che forse conoscerete.
Chi era Hans Kluge? Il responsabile diretto di Francesco Zambon, il ricercatore che fece quel bellissimo report sulla pandemia poi censurato e mai più ripescato. In seguito Zambon si dimise, Hans Kluge invece è ancora lì che parla di clima.
A cosa serve la crisi climatica? A farci spendere un sacco di soldi.
Si è svolto recentemente in India il G20 finanziario coi vari ministri delle Finanze di tutto il mondo. Cosa se ne è evinto? Che bisogna spendere entro il 2030 3000 miliardi l’anno da parte dei paesi emergenti per adattarsi alle esigenze climatiche. Sostanzialmente se un paese emergente non ha i soldi, li chiede alla Banca Mondiale o al FMI e si fa un altro bel cappio legato al collo a furia di debiti.
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